L'opera diretta da Margherita Ferri porta sul grande schermo il primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che è purtroppo terminato con il suicidio del giovane Andrea Spezzacatena
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Un film che ci spezza l’anima in due, un film che racconta la vera storia di Andrea Spezzacatena, che sei giorni prima di togliersi la vita aveva compiuto 15 anni. Teresa Manes, aveva regalato al figlio Andrea un paio di pantaloni rossi che, a causa di un lavaggio sbagliato, si erano tinti di rosa. Ma Andrea decise di indossarli lo stesso senza badare al giudizio dei suoi compagni di classe. Dopo poco tempo Andrea diventa un bersaglio colpito dagli insulti dei compagni che finiscono per aprire una pagina Facebook intitolata proprio “il ragazzo dai pantaloni rosa”. Era il 20 novembre del 2012, e questo fu il primo caso in Italia di bullismo e cyberbullismo che è purtroppo terminato con il suicidio del giovane Andrea Spezzacatena.
«Il ragazzo dai pantaloni rosa» di Margherita Ferri, è stato presentato in anteprima ieri al Giffoni film festival e sarà nelle sale dal 10 ottobre 2024, prodotto da Eagle Pictures e Weekend Films con la sceneggiatura di Roberto Proia. In sala è presente anche il cast: Claudia Pandolfi, i giovanissimi attori Samuele Carrino, Sara Ciocca, lo sceneggiatore Roberto Proia e Teresa Manes (madre di Andrea).
Ammirevole il coraggio dei ragazzi che, durante il talk, hanno inondato di domande il cast, altrettanto ammirevole il coraggio nelle loro risposte: «Se può servire a questo – ha detto Pandolfi - se può un semplice trailer darti la capacità di alzarti da una sedia e parlare a un nessuno ma a tutti, sei una forza. Qualche cosa ti è arrivata in maniera profonda ed è talmente forte che ti ha fatto mostrare qualcosa di importante».
Rompe subito il ghiaccio una giffoner, Giorgia che, in lacrime dopo aver visto il trailer, condivide il suo pensiero con i presenti in sala: «Se c’è soltanto una sola persona qui dentro che abbia mai pensato di fare un gesto del genere, sappiate che parlare aiuta ma anche se non si ha nessuno con cui parlare può servire parlare anche da soli». L’attrice Claudia Pandolfi, sentendo queste parole, si commuove e raggiunge la ragazza abbracciandola.
Il dibattito continua con lo sceneggiatore Roberto Proia: «Questo film vuole dire innanzitutto che non è così, parlare ai bulli inconsapevoli, agli insegnanti, ai genitori, a tutti noi e a tutti quelli che assistono ad atti di bullismo e tacciono, non intervenendo e al vero killer che abbiamo: il silenzio. Il film ci dice anche: scavallate questi anni così difficili. Sono un'età bellissima e bruttissima allo stesso tempo, in cui sembra tutto infinito e insormontabile. Vi dico che questa età passerà. Tenete duro. Testa alta che non è così per sempre».
Prosegue poi Teresa la madre di Andrea: «La vita ci porta a fare delle scelte. Ho dovuto scegliere se morire anche io e fare del mio letto una cuccia di dolore oppure prenderlo e farne qualcosa di buono. Voglio dirvi che dovete abbattere il muro del silenzio siate consapevoli che le parole possono ferire, diventare pietre. Ma con le pietre si può anche costruire. – aggiunge - Voi giovani dovreste essere ascoltati di più e noi adulti dovremmo interrogarci sulla capacità di ascolto. Dal cuore si arriva alla testa. Quello che farà questo film sarà qualcosa di grande, da soli si arriva ad un certo punto, insieme si va lontano».
Giffoni rompe muri, argini e silenzi con un talk che mette a confronto la storia di Andrea, il coraggio della madre Teresa e l’emozione del cast con le storie dei giffoners presenti in Sala Truffaut. «Questo è Giffoni», esclama il patron di casa Claudio Gubitosi. Perché ciò che comincia qui a Giffoni, migliora il mondo.