Legacoop e Un.I.Coop denunciano di essere «state portate allo stremo per via dei provvedimenti scellerati adottati dalla Regione e dall'Asp» e chiedono la ricollocazione dei dipendenti e la salvaguardia dei diritti dei pazienti
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«A seguito degli ultimi avvenimenti, della cinica indifferenza che ha caratterizzato i soggetti che hanno in mano la gestione della cosa pubblica nel settore della residenzialità psichiatrica, le cooperative appartenenti alle organizzazioni sono costrette, malgrado ogni strenuo ed accanito tentativo di sopravvivenza posto in essere, a dover cessare la gestione dei servizi». Lo rendono noto Legacoop Calabria e Un.I.Coop riguardo alle strutture del Reggino.
Le cooperative, è scritto in una nota, sono «state portate allo stremo per via dei provvedimenti scellerati adottati dalla Regione e dall'Asp (ricoveri bloccati e mancato accreditamento di strutture preesistenti da 30-35 anni), dagli inganni posti in essere dalla pubblica amministrazione che a promesse di soluzione ha fatto seguire provvedimenti antitetici (aumenti di 80 posti letto rispetto quelli inizialmente previsti, a cui invece ha fatto seguito una riduzione di ben 20 posti). Solo la speranza che l'ente pubblico potesse cambiare rotta, nonostante ogni reiterata omissione, unitamente alla consapevolezza delle drammatiche conseguenze per i soci-lavoratori, gli operatori tutti, i pazienti ed i familiari, ha fatto sì che le cooperative abbiano deciso di restare operative presso le strutture psichiatriche fino ad oggi, forzando il limite sempre più oltre il confine delle possibilità. Ma oltre il livello raggiunto oggi non si può più andare».
«Sappiano, Asp e Regione - sostengono Legacoop Calabria e Un.I.Coop - che le cooperative hanno attivato le procedure per pervenire alla chiusura delle attività presso le strutture che, ahinoi, comportano il licenziamento di circa 100 lavoratori che hanno svolto onorato servizio, da 30 e più anni, con dedizione e professionalità in un settore così importante e delicato. Un torto gravissimo reso agli operatori, cagionato da un gravissimo atto di inciviltà nei confronti dei pazienti e dei loro familiari, consistente nel blocco dei ricoveri e nella mancanza di doverosa assistenza».
Le procedure di licenziamento collettivo, spiegano Legacoop Calabria e Un.I.Coop, «prevedono che le singole cooperative ne diano preventiva comunicazione alle organizzazioni sindacali; ad esse ci appelliamo perché richiedano che l'ente pubblico si faccia carico della ricollocazione dei 100 lavoratori, molti dei quali soci delle cooperative, dei quali la quasi totalità, di età compresa fra i 50 ed i 60 anni, ben difficilmente potrebbero trovare diversamente collocazione nel “mercato” del lavoro. Ci rivolgiamo altresì alle associazioni ed ai familiari, affinché esigano che i sacrosanti diritti dei pazienti vengano salvaguardati. Ci rivolgiamo, infine, al prefetto, a cui le cooperative preannunciano, sin da ora che le procedure attivate si concluderanno con la chiusura dell'attività in data 10 gennaio 2024 con la “consegna delle chiavi”. All'Asp ed alla Regione, enti ove notoriamente ingentissime spese vengono effettuate sperperando denaro pubblico, si chiede che, almeno in questa circostanza, l'ente pubblico si faccia correttamente carico diretto della gestione delle strutture, quindi degli utenti e degli operatori, da prendere in carico entro tale data del 10 gennaio».