«Il problema non è chi ricopre la carica di commissario sulla sanità in Calabria. Il vero problema da risolvere è l’uscita dal Piano di Rientro che dura dal 2009. Non possiamo più subire questa imposizione, perché in gioco c’è la salute di tutti i calabresi. Penso che ci siano le condizioni politiche e tecniche per uscire dal Piano di Rientro. Presenterò un ordine del giorno ad hoc in consiglio regionale».

 

E’ quanto ha affermato il consigliere regionale del Partito democratico Carlo Guccione intervenendo ieri a Rende (Cs) durante un convegno sulla mobilità sanitaria in Calabria.

 

«C’è un dato – ha detto Carlo Guccione  - che racconta un’Italia divisa in due. La spesa sanitaria pro capite della Provincia autonoma di Bolzano è quella più alta. La più bassa è in Calabria con un divario pro capite che ha superato il 50 % (quasi il 40% per quanto concerne la spesa pubblica). Si tratta dei dati contenuti nel rapporto Crea (giunto alla dodicesima edizione) che fotografa anche la forte differenza fra la spesa sanitaria delle diverse regioni. E non è un caso – si legge ancora nel rapporto – se le differenze si sono allargate in corrispondenza dei Piani di Reintro e dei Commissariamenti».

 

«La Calabria – ha sottolineato Carlo Guccione - , con la sua massiccia emigrazione sanitaria, tiene in piedi ospedali pubblici e privati di altre regioni. Ci sono portatori di interessi che operano in questa direzione.  Settantamila calabresi ogni anno si fanno curare altrove. E la maggior parte dell'emigrazione sanitaria passiva riguarda interventi chirurgici non complessi. E’ evidente che c’è anche un problema di fiducia dei cittadini nei confronti della sanità calabrese.

 

La nostra battaglia politica deve essere quella di pretendere prima possibile l'uscita dal Piano di Rientro. Questo convegno sulla mobilità sanitaria in Calabria focalizza l'attenzione su un tema che impone alla politica un cambio di marcia. Non è più possibile che l’atto aziendale di un Asp -la più grande della Calabria con un bilancio di circa un miliardo di euro - come quella di Cosenza venga bocciato per ben cinque volte».

 

«Io ritengo che il privato sia più pronto, perché più veloce e snello, per combattere l’emigrazione sanitaria. Le strutture private hanno compiuto un salto di qualità importante. Qui è in gioco la risposta al bisogno di buona sanità che chiedono legittimamente i cittadini. Utilizzare una fetta sempre più ampia di servizi ospedalieri privati è una risposta.

Esistono una serie di questioni che devono essere affrontate subito. Non possono essere considerati nel budget i pazienti provenienti da fuori regione che scelgono di essere curati nelle strutture calabresi».