Sottoscritto un accordo preliminare con Giomi, leader nella sanità privata a cui la onlus catanzarese fitterà il ramo d'azienda dei servizi socioassistenziali. Assorbirà anche 370 dipendenti in attesa di stipendo da mesi
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Sarà un passaggio transitorio ma salutare. Fondazione Betania, la onlus catanzarese che opera nel settore dei servizi socioassistenziali e accreditata al servizio sanitario regionale, si appresta a siglare un contratto per il fitto di un ramo d'impresa con Giomi, uno tra più rilevanti gruppi imprenditoriali della sanità privata in Italia. I dettagli sono ancora in via di definizione ma il contratto prevederà innanzitutto il passaggio per un periodo di tempo limitato nella gestione di tutti i servizi finora in capo alla fondazione alla società romana, molto vicina ad ambienti vaticani.
Lo sprofondo rosso
Una tappa quasi obbligata per la onlus catanzarese che naviga ormai da anni nelle perigliose acque del crack finanziario, prodotto in massima parte da crediti non riscossi vantati nei confronti dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, nei confronti della Regione e nei confronti dei Comuni capofila per la gestione dei servizi socioassistenziali. Il quadro debitorio divenuto ormai ingestibile ha indotto il Consiglio d'Amministrazione a guardarsi attorno e a sottoscrivere un contratto di fitto del ramo d'impresa che transiterà in primo luogo attraverso un piano di ammortamento del debito che ammonta a 18 milioni di euro.
Il contenzioso
Il disavanzo ormai si perde nel tempo, e deriva per la maggior parte da crediti che fondazione vanta nei confronti degli enti pubblici ma finiti nel vortice del contenzioso perchè rimborsi mai saldati per prestazioni nei fatti erogate ma senza contratto. Dal 2014 in poi e passando per i progetti Said e Perseo che avrebbero dovuto favorire una politica di integrazione per i soggetti disabili ma conclusi in un cumulo di debiti e macerie, almeno per la fondazione che è finita per affondare sotto il peso dei crediti non riconosciuti dal Tribunale.
La newco
Betania resterà proprietaria del patrimonio immobiliare ma nella gestione subentrerà la società romana nella forma di una new company che assorbirà anche i 370 dipendenti, a cui non sono state corrisposte le ultime cinque mensilità. Il Consiglio d'Amministrazione ha già deliberato un accordo preliminare che con ogni probabilità diventerà efficace solo a partire da settembre. Resta infatti da sottoscrivere l'accordo sindacale che sancirà il passaggio dei lavoratori e l'approvazione della voltura dei contratti - la verifica degli accreditamenti - con la pubblica amministrazione, in questo caso la Regione Calabria.