Alimentare la piattaforma nazionale di sorveglianza integrata in Calabria è un vero e proprio rompicapo. Non a caso nei giorni scorsi lo stesso Istituto Superiore di Sanità aveva lanciato l'allarme su un rilevante disallineamento di dati inerenti i soggetti positivi: il 73% non risultava presente nella piattaforma seppur dichiarato nei bollettini giornalieri curati dalla Protezione Civile regionale.

Doppio flusso

La ragione risiede nel doppio flusso informativo trasmesso dalla Calabria a Roma. Il primo attiene ad un puro dato numerico che riferisce i nuovi casi positivi e confluisce giornalmente nel bollettino nazionale mentre il secondo - ben più elaborato - ricostruisce attraverso una serie di dati la scheda di ciascun nuovo caso positivo e confluisce settimanalmente nella piattaforma di sorveglianza integrata, utile a monitorare la valutazione del rischio nelle regioni italiane. 

Gli amanuensi... come nel Medioevo

In quest'ultima piattaforma dell'Istituto Superiore di Sanità vengono raccolti tutti i dati inerenti i nuovi casi positivi completi di schede anagrafiche, indagini epidemiologiche e informazioni cliniche in possesso di ciascuna azienda per competenza territoriale. Un'operazione tanto delicata quanto complessa che in Calabria da due anni viene però svolta manualmente. Nello specifico, gli operatori di ciascuna azienda riportano tutti i dati trascrivendoli manualmente nella piattaforma. E questo avviene per tutti i casi positivi rilevati in Calabria.

Le schede dei soggetti positivi

A mero titolo d'esempio, nella giornata di ieri il bollettino regionale riportava 2.381 nuovi casi positivi. Ciascuna azienda è così chiamata per i soggetti di propria competenza ad alimentare la piattaforma nazionale inserendo la scheda con tutte le informazioni utili: da quelle anagrafiche a quelle epidemiologiche e cliniche che riguardano, tra le altre, il luogo di contagio e la data di inizio dei sintomi per i soggetti sintomatici.

Informatizzazione, questa sconosciuta

In quasi la totalità delle regioni italiane - fin dall'inizio della pandemia - ci si è dotati di un sistema informatizzato che, aggregando i dati provenienti da ciascuna azienda, alimenta automaticamente la piattaforma nazionale senza la necessità di inserire manualmente le schede. Ma non in Calabria. La Regione, per la verità, ci ha anche provato ad implementare un sistema informatizzato denominato Monitoring che al momento però non viene impiegato poiché invece di semplificare le operazioni le complica ulteriormente.

Doppio lavoro

La piattaforma regionale, infatti, non solo non si interfaccia con quella nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità ma non aggancia neppure i flussi provenienti dai singoli laboratori dove si processano i tamponi. In un tale contesto, gli operatori sarebbero infatti costretti a trascrivere manualmente i dati per due o tre volte senza assicurare però il trasferimento delle necessarie informazioni a Roma. Prive di un sistema capace di integrare i dati, ciascuna azienda si è così organizzata in maniera autonoma replicando su scala nazionale un sistema frammentario e disomogeneo.

Ritardi nei caricamenti

Ogni azienda, infatti, continua a trascrivere manualmente i dati per alimentare la piattaforma dell'Istituto Superiore di Sanità. L'operazione inizia con il processamento dei tamponi e i relativi esiti - positivi o negativi - e prosegue con l'indagine epidemiologica - data di inizio dei sintomi e luogo in cui si è contratto il virus. Una procedura che evidentemente comporta ritardi nel caricamento dei dati così come denunciato nei giorni scorsi dalla Protezione Civile. 

La reprimenda

In quella nota si invitavano infatti le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi a provvedere al caricamento di tutti i dati sulla piattaforma nazionale confermando non solo un disallineamento relativo all'ultima settimana presa in esame - dal 31 gennaio al 6 febbraio - ma una discrepanza ben più ampia. All'appello in Calabria mancano 42.870 soggetti positivi, comunicati attraverso il bollettino regionale ma non sulla piattaforma nazionale di sorveglianza integrata con una forte disomogeneità per territorio. 

Provincia per provincia

Ad esempio, la provincia di Crotone avrebbe un debito informativo pari 14.468 casi mancanti, la provincia di Reggio Calabria non ne avrebbe trasmessi 13.349, la provincia di Vibo Valentia 10.608, la provincia di Catanzaro 4.640 e quella di Cosenza dove non risulterebbe alcun disallineamento.