Diagnosi e rinascita, i racconti di chi ha trovato nel reparto del Grande ospedale metropolitano terapie adeguate e le giuste attenzioni: «In Calabria ci sono punte di eccellenza. E poi qui non siamo numeri»
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
La Breast Unit del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria si conferma un’eccellenza sanitaria, capace di offrire un percorso di cura che unisce alta professionalità, tecnologia avanzata e umanità. Un simbolo di speranza e rinascita per tutte le donne del territorio.
E a dirlo sono le stesse pazienti che tra lacrime di emozione e felicità hanno raccontato senza timore un percorso ad ostacoli che i medici, che loro chiamano “angeli”, hanno spianato accompagnandole dalla terribile diagnosi del tumore al seno fino alla cura.
Questo è un anno importante. È passato esattamente un anno da quando, dopo un lungo percorso travagliato, il reparto ha visto la luce. Quali risultati sono stati raggiunti e quante persone hanno trovato beneficio da questa nuova struttura lo ha spiegato ai nostri microfoni Maria Giovanna Notarangelo, senologa e chirurgo generale presso il reparto di chirurgia generale diretto dal dottore Costarella e senologa qui presso il centro Breast Unit.
«Siamo qui per condividere questo traguardo importante. È un risultato che ci ha permesso di offrire sul territorio un servizio fondamentale per affrontare una patologia così significativa, che colpisce principalmente il sesso femminile. Abbiamo voluto celebrare con le nostre pazienti questa alleanza terapeutica, un’unione di intenti che si è rivelata cruciale. I numeri sono stati notevoli: circa novecento visite, duecentocinquanta biopsie e centosessanta nuovi interventi. Tutto questo è stato possibile grazie alla lungimiranza del dottore Costarella, direttore sanitario e nostro primario, che ci ha supportato nel raggiungere questo importante traguardo».
La dottoressa Carmela Falcone, dirigente medico dell'Unità Operativa Complessa di Radiologia del Grande Ospedale Metropolitano ha spiegato come si sentisse realmente l'esigenza di questo reparto. C'è un dato che crea speranza, ovvero la riduzione della migrazione sanitaria. Tante donne non devono più subire il calvario di spostarsi da Reggio per ricevere cure adeguate.
«Sì, uno degli obiettivi principali era proprio quello di abbattere quasi completamente la migrazione sanitaria. La popolazione reggina, e non solo, deve poter ricevere cure nella propria terra, con tecnologie d’avanguardia. Il nostro ospedale si è dotato, già da qualche anno, di una piattaforma tecnologica radiologica d'eccellenza. Questo comprende nuovi mammografi, aggiornamenti annuali delle attrezzature e un’organizzazione radiologica e clinica avanzata. Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno dei nostri primari, dirigenti e di tutto il team che ha reso possibile questo grande risultato».
Un augurio che volete fare alle vostre pazienti e al reparto per il prossimo anno? «Il nostro augurio è che le pazienti possano sentirsi sempre meglio insieme a noi, fidelizzarsi e trovare in noi un sostegno costante. L’obiettivo è accompagnarle nel percorso di cura, ridare loro la salute e la serenità che meritano».
Testimonianze delle pazienti
Un reparto che le ha accolte e le ha sostenuto con un servizio e un’assistenza di alto livello. È stato ciò che speravate, rimanendo a Reggio Calabria? «Esatto. Questo reparto funziona benissimo – ha detto Daniela - Tutti, dai volontari agli infermieri e ai medici, sono degli angeli. Io mi sono trovata benissimo: in dieci giorni mi hanno seguita e accompagnata in un percorso che spero finisca presto. Sono grata a tutti e consiglio alle donne di non andare altrove: qui c’è professionalità, amore e tanta dedizione. Rimanete nelle vostre radici, perché qui vi aiutano davvero, dall’inizio alla fine».
Un messaggio alle donne che stanno affrontando questa sfida? «Io dico loro di restare a Reggio Calabria. Qui non siamo numeri, ma persone. Mi hanno sempre chiamata per nome, mi hanno accolta e protetta. Non posso che essere grata a tutti loro per la professionalità e l’amore con cui ci hanno seguite».
Cosa vi augurate per voi stesse e per le altre donne che affrontano un percorso simile? «Spero che tante amiche, che hanno scelto di andare altrove, capiscano che anche a Reggio c’è un’élite medica. Qui si può guarire senza dover abbandonare i propri affetti e le proprie radici. Questa è una giornata importante, perché ci incontriamo, condividiamo esperienze e diamo un messaggio positivo: rinascere è possibile, anche qui, nella nostra terra».