VIDEO | La riorganizzazione della rete ospedaliera ne prevedeva l'attivazione di 329 nuovi. Al policlinico di Catanzaro in tre anni si sono ridotti, a Cosenza solo uno in più (ASCOLTA L'AUDIO)
Tutti gli articoli di Sanità
All’appello mancano esattamente 262 posti letto. Un dato che – se convertito in termini pratici – rappresenta la cifra delle estenuanti attese patite dai pazienti stipati spesso rocambolescamente nei corridoi dei pronto soccorso per via della ridotta capacità ricettiva degli ospedali calabresi.
Il limbo del pronto soccorso
I reparti di prima emergenza fungono infatti da terminale, quando non proprio da valvola di sfogo, alla mancanza di posti letto nei reparti ospedalieri, quando non vi è disponibilità i pazienti rimangono in attesa barellati nel limbo del pronto soccorso anche per diversi giorni prima di trovare una idonea sistemazione.
Il dca del 2016
Eppure, almeno sulla carta gli ospedali calabresi avrebbero una disponibilità di gran lunga superiore a quella attuale. E lo si evince incrociando i dati dell’ultimo report realizzato da Agenas con quelli contenuti nel dca 64 del 2016, firmato dall’ex commissario ad acta, Massimo Scura, di riorganizzazione della rete ospedaliera calabrese. In quel documento si offre una istantanea della dotazione di posti letto con una riprogrammazione in termini di ampliamento della disponibilità.
Sottodimensionamento
Molte di quelle direttive sono però rimaste inattuate. Il report stilato da Agenas in collaborazione con la scuola superiore Sant’Anna di Pisa danno la misura dell’inadempienza. Il rapporto contiene i dati sui flussi ministeriali relativi al 2019 e conferma il sottodimensionamento dei quattro ospedali calabresi rispetto alla media nazionale. L’Annunziata di Cosenza, il Pugliese di Catanzaro e i Riuniti di Reggio Calabria scontano uno scostamento di circa il 25% mentre il policlinico universitario di circa il 60%, l’azienda più piccola in termini di posti letto tra le 52 esaminate.
I nuovi posti letto
In realtà, l’aumento dei posti letto pur approvato con decreto commissariale non si è mai concretizzato nei fatti. Nel 2016 l’ex commissario ad acta nel ridisegnare la rete ospedaliera aveva stabilito l’attivazione di nuovi posti: 329 distribuiti tra i quattro ospedali hub, 737 complessivamente tra hub e spoke. Questi, tuttavia, non solo non sono stati attivati completamente ma in alcuni casi si è assistito anche ad una ulteriore contrazione.
I casi a Catanzaro e Cosenza
È, ad esempio, il caso del policlinico universitario di Catanzaro. Nel 2016 con una dotazione di 240 posti letto e la possibilità per decreto di portarli a 268 (+28); nel 2019 – secondo il report di Agenas – ne conta 234. Nessun nuovo posto ma addirittura una ulteriore contrazione (-6). Nell’ipotetico podio ci sale poi l’Annunziata di Cosenza: nel 2016 contava una dotazione di 537 posti letto che avrebbe dovuto portare a 705; nel 2019 Agenas ne certifica la presenza di 538, solo uno in più dopo tre anni.
Fanno decisamente meglio ma senza raggiungere l’obiettivo il Pugliese di Catanzaro e i Riuniti di Reggio Calabria. Nella città capoluogo l’azienda ospedaliera contava nel 2016 la presenza di 469 posti letto ampliabili a 518. Nel 2019 Agenas ne certifica 488 (+19), all’appello ne mancano ancora 30. In riva allo Stretto è dove ci si è impegnati di più: nel 2016 ne aveva 494 da portare per decreto a 578. Nel 2019 ne risultano 547 (+53) ma ancora 31 da attivare.
Piano di rientro
Non un caso di negligenza tout court. A rendere inapplicabile il decreto ha contribuito il mancato potenziamento degli organici. Difficile prevedere nuovi posti letto senza procedere contestualmente al reclutamento di medici e infermieri. E benché la rete ospedaliera fosse stata accompagnata all’epoca da un corposo piano assunzionale, quest’ultimo finì prima impallinato dai ministeri che vigilano sul piano di rientro calabrese, bloccato e infine sparito dalle rotte con la destituzione di Massimo Scura.