Certamente la pandemia può aver rallentato il lavoro, ma sono trascorsi ben sedici mesi dal deposito delle istanze di accreditamento di nove associazioni di volontariato impegnate nella rete di emergenza-urgenza del 118 in provincia di Cosenza, senza che il Dipartimento Tutela della Salute della Regione abbia fornito una risposta in senso positivo o negativo.

Adesso basta

Si tratta di Avas Presila, Giovanni Paolo II, Misericordia Cosenza, Misericordia Trebisacce, Misericordia Amantea, Avam, Croce di Mira, Nuova Croce Azzurra, Montalto Soccorso. Tutte adesso minacciano di sospendere il servizio, con gravi rischi per la sicurezza dei cittadini. Con le loro ambulanze infatti, coprono 12 postazioni distribuite nel territorio bruzio. Un numero non secondario.

Convenzioni in prorogatio

La vicenda deriva dalla scadenza, nel 2017, della convenzione stipulata cinque anni prima, dunque nel 2012, tra l’Asp di Cosenza e le associazioni stesse. Per tre anni, fino al 2020, si è andati avanti in regime di prorogatio. Ma nel frattempo la riforma normativa sul terzo settore ha introdotto, per il personale volontario in servizio sui mezzi di emergenza, l’obbligo della contrattualizzazione. In sostanza per gli operatori delle ambulanze la legge impone un rapporto di lavoro subordinato.

Opportunità lavorativa

Il beneficio riguarderebbe circa 350 volontari, oggi retribuiti forfettariamente o con rimborsi spese. Ma l’applicazione è legata alla sottoscrizione della nuova convenzione. Che non può essere perfezionata senza accreditamento. Dopo aver sorretto il sistema anche durante il lockdown esponendosi al rischio di contagio, le associazioni, ora non intendono più proseguire nell’espletamento del servizio in un regime al limite della illegalità. Lo hanno ribadito in una lettera indirizzata anche al Prefetto e alla Procura della Repubblica preannunciando la prossima sospensione delle attività.