VIDEO | Sit in di cittadini e associazioni questa mattina: «È un vero peccato smantellare un reparto che funziona»
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Operatori sanitari, sindacalisti, rappresentanti delle associazioni del territorio, qualche amministratore, ma soprattutto cittadini al sit-in di protesta promosso da Calabria Sociale a difesa dell'Ospedale di Tropea.
«Siamo oggi qui per chiedere la sospensione della direttiva che prevede lo spostamento di urologia a Vibo, in attesa dell'applicazione effettiva del piano che prevede l'apertura di nuovi reparti. Un potenziamento che attendiamo da 10 anni». Spiega Domenico Cortese, promotore della manifestazione.
«Già nel decreto del 2016 – sottolinea – l’ospedale cittadino doveva essere potenziato, ma ciò non è avvenuto». Da qui la decisione di scendere in piazza per «richiamare le istituzioni regionali e statali affinché rendano operativo il piano aziendale». Assenti sindaco e Asp, che si erano già espressi qualche giorno fa nel corso di una conferenza nella quale era stato annunciato il nuovo piano aziendale che prevede per il nosocomio di Tropea, l'istituzione del Day surgery, l'allestimento dei reparti di chirurgia generale, Ortopedia, Medicina interna e Radioterapia.
Rassicurazioni che però non hanno convinto la popolazione che questa mattina ha deciso di scendere in piazza. «Il piano di rientro a cui è sottoposta la nostra Regione - afferma Giacinto Nanci, medico di famiglia di Catanzaro - è ingiusto, dannoso e beffardo. La Calabria - precisa l’operatore sanitario - è fanalino di coda nella spesa pro-capite, ciò impone sacrifici ai malati che talvolta rinunciano alle cure oppure sono costretti a curarsi fuori regione».
In piazza anche Domenica Cortese, già medico dell'ospedale cittadino, nonché ex sindaco: «La nostra è una battaglia a difesa di un presidio fondamentale per il territorio. Un ospedale che accoglie ogni anno un numero elevato di utenti, tra popolazione residente e turisti». Per Vittorio Sacco, responsabile dell’Unione sindacale di base «È vergognosa la chiusura del reparto, in una Regione in forte sofferenza sanitaria. Lo era già prima del Covid, oggi lo è ancora di più».
Al coro di proteste si unisce anche una coppia proveniente da Gioia Tauro. La donna è in cura proprio nel sopprimendo reparto: «L’urologia qui è un’eccellenza - chiosa - perché chiuderla?». Le fa eco il marito: «È un vero peccato smantellare un reparto che funziona…».