Il segretario territoriale del sindacato degli infermieri Capalbo solleva il velo sui ritardi già accumulati: «Il Pronto soccorso non ha ancora la piena funzionalità, mancano attrezzature e personale ma per Occhiuto era già finito tre mesi fa»
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Il viso sorridente del presidente Roberto Occhiuto si intravede dietro allo schermo del telefono puntato a favore di telecamera. Sullo schermo Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd, e quell’esortazione ormai diventata famosa: «Aprite l’ospedale di Cariati subito!».
«Ve lo ricordate?», chiede il governatore. «Oggi voglio dedicare a lui ma soprattutto a voi queste immagini: il bellissimo e nuovo Pronto soccorso di Cariati. Chiaramente la musica – aggiunge sollevando le sopracciglia – è dei Pink Floyd». Lo schermo ritorna a favore di telecamera e le immagini cominciano a scorrere così come le note di Money, diventata colonna sonora di tutta questa vicenda grazie al film che l’ha raccontata, C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando.
Scorrono le immagini fino a occupare l’intero campo visivo e mostrano un Pronto soccorso nuovo e funzionale, pareti bianche su pavimento azzurro tenue, stanze attrezzate e personale al lavoro. L’ospedale di Cariati, dunque, è pronto a ripartire?
A sentire chi da quelle parti vive e lavora non è proprio così. Perché se le immagini date in pasto al pubblico calabrese da Occhiuto con uno dei suoi consueti annunci social – era il 31 maggio scorso – ostentano una realtà ideale in cui tutti i problemi sono ormai alle spalle, la realtà oltre lo schermo si ferma invece qualche passo prima.
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Nuovo ma non del tutto
«Il Pronto soccorso è nuovo – chiarisce Nicodemo Capalbo, segretario territoriale del sindacato infermieristico Nursind – ma è stato completato solo al 70%». Un anno e mezzo di lavori che ancora non sono giunti al capolinea. «Ci sono stati diversi periodi di stallo. Il primo maggio scorso abbiamo fatto una manifestazione qui a Cariati con gli attivisti delle Lampare perché ci eravamo accorti che le attività della ditta erano ferme. Subito dopo sono ripartite e la struttura è stata terminata».
Ma, secondo quanto denuncia Capalbo, i locali non sono esattamente nuovi e funzionali come sembra dalle immagini diffuse da Occhiuto. «Una parte degli arredi e delle attrezzature provengono dal vecchio Punto di primo intervento. I letti di quello che dovrebbe essere l’Obi sono quelli dei vecchi reparti Covid. Tutto questo, assieme ad altri presidi sanitari, come i carrelli d’emergenza, dovevano essere a carico della ditta appaltatrice dei lavori che doveva fornirne di nuovi, ma si è visto ben poco. Le dico di più: fino all’altro giorno negli ambulatori non c’era neanche un lavandino dove gli operatori potessero lavarsi le mani, abbiamo dovuto insistere per averlo».
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La rampa di accesso esterno, aggiunge l’esponente del Nursind Cosenza, è ancora incompleta: «Ci sono delle piante a delimitare l’area laddove dovrebbero esserci delle barre laterali, a scapito della sicurezza». E poi c’è il problema che i locali, anche se nuovi, sono vuoti. E non solo per le attrezzature che devono arrivare. «Manca l’atto aziendale che definisca che questa struttura sarà un Pronto soccorso con tutti i servizi annessi: radiologia h24, laboratori, servizio di anestesia-rianimazione». E in ultimo, ma tutt’altro che per importanza, manca il personale. «Al di là dell’immissione di qualche infermiere l’organico è rimasto quello che era». E quest’estate si è ritrovato a gestire flussi importanti, derivanti anche dalla presenza dei turisti, senza avere ancora la piena funzionalità. «Si continua a operare come prima, quando si era ancora Ppi».
Ma a nessuno sembra interessare più. A luglio scorso l’interrogazione del consigliere regionale del Movimento 5 stelle Davide Tavernise aveva tentato di smuovere le acque. Poi, di nuovo, silenzio. «Eppure – dice Capalbo – qualcuno dovrebbe interessarsi a come vengono spesi i soldi stanziati. Un’opera è completa se è anche funzionante. Il presidente della Regione perché non viene qui a vedere con i propri occhi come vanno le cose? Ora che le elezioni sono lontane non si vede più nessuno».
L’ultima delibera dell’Asp di Cosenza è del primo agosto scorso. Riguarda una serie di «urgenti lavori di manutenzione straordinaria sia all’esterno del presidio che all’interno» per una somma di 176mila euro. «L’area su cui si dovrebbe intervenire all’esterno è stata delimitata ma all’interno non c’è alcun operaio al lavoro», racconta Capalbo.
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La questione dell’elisoccorso
E poi resta pendente la questione dell’elisoccorso. Cariati dovrebbe avere la sua piattaforma per l’atterraggio e il decollo, ma anche da questo punto di vista è tutto fermo. Di più, perché si aspetta ancora di conoscere il luogo in cui la piazzola potrà essere realizzata. «Il sindaco ha detto che realizzarla vicino all’ospedale non è possibile. Ma durante la precedente amministrazione c’era stato un sopralluogo con il vecchio sindaco e i referenti dell’Asp da cui era venuto fuori che sarebbe bastato togliere degli alberi per realizzarla davanti all’ospedale. Il Comune invece sta valutando la possibilità di farla in un posto distante 5 chilometri. Ma se non abbiamo l’ambulanza disponile non si può trasportare il paziente sulla barella per 5 chilometri, quindi bisognerebbe aspettare e perdere così tempo prezioso che in casi di emergenza non ci si può permettere».
Dagli annunci al mutismo
Basterebbe qualche risposta, in grado di dare qualche certezza in più, per placare gli animi agitati in riva allo Ionio cosentino. Perché dall’annuncio di Occhiuto sono passati più di tre mesi e, a sentire il racconto di Capalbo, non va tutto bene. «Questo non è un Pronto soccorso, sono cambiati solo i locali – rimarca il sindacalista –. Vorremmo solo che qualcuno ci dicesse: “Stiamo facendo di tutto e a breve lo completeremo”. Così come per l’elisoccorso notturno che è essenziale. E per il resto dell’ospedale».