L'investimento è stato calcolato nel lontano 2016, ma con l'aumento dei prezzi e le direttive post pandemia potrebbe non bastare come dimostra anche la tormentata vicenda del nosocomio della Sibaritide
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La realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza ha fatto nascere una polemica rovente fra la Regione Calabria e il Comune di Cosenza. Una polemica finita a carte bollate, con Palazzo dei Bruzi che ha impugnato innanzi al Tar la delibera della giunta regionale che prevede un nuovo studio di fattibilità, dopo quello fatto fare dall’amministrazione Oliverio quattro anni prima, sull’ubicazione del nuovo nosocomio.
Ma mentre la politica litiga su dove costruire l’ospedale, si corre il rischio di non farlo proprio. Il tutto a causa dei costi. Per capirlo bisogna fare un passo indietro.
Il primo finanziamento del nuovo ospedale di Cosenza è contenuto nel Patto per la Calabria di Matteo Renzi, siamo nel 2016. Il progetto prevedeva 174 milioni di fondi statali, 9 milioni di fondi regionali e 191 milioni di fondi privati. Si trattava, in sostanza, di un project financing. Il privato sarebbe rientrato nella somma attraverso la gestione di tutti i servizi non sanitari dell’ospedale e quindi mensa, bar, parcheggi, lavanderia ecc. che avrebbe avuto in concessione per trent’anni. L’importo totale era di 375 milioni a cui dovevano aggiungersi 45 milioni per realizzare la Cittadella della salute (dove concentrare i servizi al pubblico dell’Asp) in luogo del vecchio ospedale attuale.
Questo piano, però, non si è mai realizzato fin quando l’amministrazione Occhiuto ha deciso di cambiare strategia. Si è deciso, in particolare, di abbandonare la complicata strada del project financing per accedere ai fondi messi a disposizione dell’Inail. L’istituto, che ha una grande liquidità, ha deciso di sfruttarla anche per investimenti immobiliari di pubblica utilità. Il nuovo accordo prevede che l’Inail versi 349 milioni per realizzare il nuovo ospedale, più altri 45 per la Cittadella della Salute. L’Inail resterà proprietaria dell’immobile e il suo investimento verrà ripagato attraverso il pagamento di un fitto mensile sulla scorta di un piano di rientro decennale.
La scelta dell’amministrazione regionale ci pare sacrosanta, visto i tempi che viviamo nei quali è molto complicato trovare un privato che abbia la liquidità necessaria per investire 191 milioni.
Il problema però è un altro ovvero che mentre la politica litiga su dove costruire il nosocomio, i soldi a disposizione potrebbero non bastare. Lo diciamo non per pessimismo, ma per la situazione generale che vive il Paese e non solo, per il rincaro delle materie prime, l’andamento dell’inflazione. Ne è testimonianza la realizzazione e l’ampliamento del Gom a Reggio Calabria. Anche qui la fonte di finanziamento è l’Inail che aveva originariamente investito 180 milioni. Siamo nel 2019. Nel settembre del 2022 la Regione ha però avanzato una richiesta di rimodulazione in aumento del finanziamento di altri 90 milioni, stiamo parlando quindi di oltre il 50% dell’importo iniziale. L’Inail ha accettato la richiesta che difatti è contenuta nel piano triennale degli investimenti dell'istituto.
Tornando a Cosenza, ricordiamo che l’importo è rimasto quello calcolato nel 2016. In mezzo è successo di tutto sotto il profilo economico. Noi calabresi ne sappiamo qualcosa: basta vedere cosa sta succedendo all’ospedale della Sibaritide in cui l’azienda sta chiedendo varianti di una certa importanza proprio per queste ragioni.
Non solo. Ma il vecchio piano del 2016 si basava sulla previsione di realizzare 709 posti letto. Adesso ne dovranno essere realizzati almeno 771. Questo in base al cosiddetto “decreto Arcuri” (Dl n°34/2020) che prevedeva, sulla scia della pandemia, la realizzazione di 62 posti aggiuntivi di terapia intensiva e semi intensiva.
Se consideriamo questi nuovi costi e l’incremento generale dei prezzi è evidente che quella cifra non basta. Allora la domanda è se la Regione (a cui l’azienda ospedaliera di Cosenza ha demandato con un protocollo d’intesa la gestione della “pratica”) ha avviato una domanda simile a quella presentata per Reggio anche per Cosenza. Anche perché il dissidio con l’amministrazione comunale di Cosenza rischia di far perdere altro tempo che non possiamo permetterci. In primis perché si corre il rischio di ulteriori aumenti di costi. Poi perché la situazione dell’ospedale civile dell’Annunziata è ormai esplosiva.