Un altro anno sta per concludersi per gli operatori sanitari dell’area dell’emergenza urgenza calabrese, e anche quest’anno si chiuderà con uno stipendio ben più magro di molti altri colleghi più fortunati che, lavorando in altre regioni d’Italia, hanno potuto percepire le indennità previste dal Governo nella legge di Bilancio del 2021.

Integrazioni stipendiali per chi opera nei reparti ospedalieri più caldi, sottoposti a turni massacranti ed esposti a volte anche ad aggressioni e violenze. Ad esempio, in Toscana chi opera nei pronto soccorso si è visto corrispondere 90 euro di più al mese, in Lombardia 100 euro e così via, frutto di una contrattazione prevista per legge tra le Regioni e le organizzazioni sindacali che in Calabria non è ancora avvenuta, benché beneficiaria di somme che sarebbero dovute servire ad incentivare i lavoratori impiegati nei reparti più esposti.

I pronto soccorso e l’area dell’emergenza urgenza da cui si fugge in tutta Italia, ma soprattutto in Calabria, dove per garantire i servizi si è addirittura reso necessario il reclutamento di professionisti provenienti da Cuba. A queste latitudini può anche capitare di non vedere neppure un euro, non solo quindi le risorse oggetto di contrattazione sindacale ma anche quelle base, previste per legge.

È quanto accade in diverse aziende sanitarie e ospedaliere calabresi che non erogano neppure i 40 euro di indennità di pronto soccorso, il budget di base che la Regione avrebbe potuto incrementare con ulteriori risorse stanziate dal Governo. La Calabria allo scopo ha ricevuto oltre un milione di euro (1.153.596, di preciso) ancora custodite nelle casse della Regione.

La distribuzione delle risorse potrà avvenire solo dopo la contrattazione con le organizzazioni sindacali che non ancora non c’è nonostante i ripetuti solleciti da parte dei sindacalisti che attendono una convocazione, si spera, almeno prima di Natale. Ma in molte aziende non viene corrisposto neppure l’emolumento base, i 40 euro previsti per legge: accade all’azienda ospedaliero universitaria di Catanzaro, all’azienda sanitaria di Reggio Calabria e anche in altre.