Lo stato di salute dei consultori familiari in Calabria è molto cagionevole: è il risultato del report curato dal Coordinamento regionale Pari opportunità della Uil Calabria, guidato da Anna Comi.

I risultati di questa approfondita analisi sono stati presentati durante una conferenza stampa alla quale hanno preso parte Mariaelena Senese, segretaria generale della Uil Calabria; Anna Comi, coordinatrice regionale delle Pari opportunità della Uil Calabria; Adele Murace e Daniela Diano del Movimento Riprendiamoci i consultori della Locride.

In Calabria, come nel resto del Paese - si legge nel report - ci sono pochi consultori. La legge numero 34/96 prevede la disponibilità di un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti, di fatto ve ne è 1 ogni 35.000.

La legge regionale di istituzione dei consultori familiari - si legge ancora - è del 1977 (legge regionale 8 settembre 1977, n. 26), due anni più tardi rispetto alla legge nazionale che è del 1975.

Scatole vuote

Allo stato attuale, secondo i dati consultabili sia sul sito del Ministero della Salute che su quello della Regione Calabria, sono questi i consultori familiari che risultano operativi: 12 in provincia di Catanzaro; 23 in provincia di Cosenza; 20 in provincia di Reggio Calabria; 3 in provincia di Vibo Valentia e 4 in provincia di Crotone.

«Da anni purtroppo - spiega Anna Comi, coordinatrice regionale delle Pari opportunità della Uil Calabria - i consultori familiari sono diventati delle scatole vuote, o meglio svuotate, vittime sacrificali dei tagli al welfare, piegate da investimenti sempre più risicati e marginalizzate nelle riorganizzazioni della sanità territoriale. Infatti, quello che viene fuori dalla nostra indagine è che molte di queste strutture hanno carattere ambulatoriale e non di consultorio».

La segretaria generale della Uil Calabria, Mariaelena Senese, durante il suo intervento si è soffermata sulle scelte del Governo di aprire le porte dei consultori familiari alle associazioni pro vita. «Aspettiamo - ha detto la segretaria generale della Uil Calabria - una presa di posizione dalla Regione Calabria, così come fatto da altre amministrazioni regionali, sulla scelta effettuata dal Governo. La nostra è una regione in cui nei consultori familiari è troppo alto il numero di medici obiettori di coscienza ed è questo un dato che non può essere accettato supinamente».

Locride dimenticata

«I consultori familiari - ha detto Daniela Diano, portavoce del Movimento Riprendiamoci i consultori della Locride - non possono diventare delle scatole vuote, devono essere messi in condizione di poter lavorare, di aprirsi al territorio, di mettersi in contatto con la comunità e, per questo, c’è bisogno di strutturare i consultori familiari e destinare agli stessi le giuste risorse economiche e professionali».

Le proposte

Durante la conferenza stampa, infine, il Coordinamento Pari opportunità della Uil Calabria, ha presentato le sue proposte, che possono essere approfondite attraverso il report, per il miglioramento del servizio offerto dai consultori familiari che vanno dalla creazione di una piattaforma di condivisione idee e progetti dei consultori calabresi; alla collaborazione con le scuole per organizzare incontri informativi e workshop nelle scuole e nelle università, con la partecipazione di professionisti dei consultori.

Per la Uil Calabria, poi, è necessario estendere gli orari di apertura dei consultori per includere fasce serali e weekend, facilitando l'accesso per chi studia o lavora e istituire sportelli mobili che possano raggiungere anche le aree rurali e periferiche, garantendo l'accesso ai servizi a tutti i giovani della regione. Infine, sarebbe necessaria la creazione di spazi giovani nei consultori; formare e inserire personale preparato per interagire con gli utenti, creando un clima di fiducia e comprensione. Il consultorio non è un ambulatorio.