Il primario del reparto di Ortopedia dell'ospedale di Paola è ottimista: «È bello poter dire che anche in Calabria si può dare un elevato standard di prestazioni sanitarie». Sono passati un po’ di anni, Massimo Candela ora è il primario di un reparto ospedaliero che brilla per i risultati conseguiti. Pur fra tante difficoltà generali.

Candela guida con efficienza la struttura operativa complessa di ortopedia e traumatologia ed è direttore del dipartimento di chirurgia del nosocomio di Paola. Fa inoltre parte del consiglio nazionale della Società Italiana di Ortopedia e traumatologia. Tra i tanti che vanno fuori, nel resto d’Italia ma anche all’estero, c’è chi ritorna e chi rimane. Eppure al direttore Candela, come a tanti altri, converrebbe andare via, sia dal punto di vista economico che per soddisfazioni professionali.

Ma lui si è buttato nel terreno minato della Sanità calabrese.
«Mi sono trasferito da Pisa per dare il mio contributo alle tante richieste di sanità della mia terra. Nonostante le criticità di questi anni continuo a dare con passione, insieme alla mia equipe, un importante contributo al territorio».

Il reparto di ortopedia di Paola funziona bene. Ottimi medici, il personale gentile e disponibile. C’è tanta professionalità. Ma dal direttore Candela vorremmo sapere in quante ore dal ricovero si riesce a intervenire sulle fratture, specialmente quelle più complesse? Così come vorremmo sapere se sono in linea con i Lea, Livelli Essenziali di Assistenza.
«Nel 2023 nel reparto che dirigo, il 91% dei pazienti affetti da frattura di femore sono stati sottoposti ad intervento chirurgico entro le 48 ore dalla frattura: ampiamente al di sopra del limite di 60% dei Lea consigliato da Agenas».

Le carenze nella pianta organica si fanno sentire ovunque, in alcune realtà siamo in piena emergenza.
«In pianta organica mancano 5 dirigenti medici come stabilito dal decreto 70 del 2015. Dall'agosto dello scorso anno sono venuti in soccorso i colleghi medici provenienti da Cuba».

Massimo Candela è disponibile a darci i numeri necessari per capire se e come funziona il suo reparto.
«Alla SOC di Ortopedia e Traumatologia di Paola sono assegnati 20 posti letto. Di questi ne sono attivati 18, di cui 14 di ricovero ordinario e 4 di ricovero in Day Surgery. L'attività ambulatoriale viene effettuata quattro giorni a settimana, due giorni sono dedicati a pazienti affetti da trauma e controlli post chirurgici e due giorni a pazienti che richiedono una prima visita ortopedica».

Paola si trova in una posizione strategica, in un’area dove d’estate si arriva anche a 300.000 persone fino al nord Tirreno. Per cui le poche strutture sanitarie scoppiano. Cosa succede in ortopedia a Paola? Quanti interventi d’urgenza si fanno al mese?  Troviamo la pronta risposta del primario.
«Nonostante le criticità evidenziate in media effettuiamo 65 interventi al mese fra interventi programmati e trauma. Nei mesi estivi invece effettuiamo in media circa 85 interventi di sola traumatologia per l'aumento dei trauma dovuti all'aumento della popolazione».

Chiediamo di specificare quanti interventi riguardano gli impianti di protesi, soprattutto per anca e ginocchio.
«Il numero di impianti di protesi nel 2023 sono stati 158, fra protesi di anca, ginocchio, reimpianti di anca e ginocchio. Numeri ampiamente al di sopra della media nazionale per ospedali pubblici di 1° Livello».

Oggi la Sanità di misura anche in produzione. I numeri sono diventati indispensabili. Vediamo i dati relativi al valore della produzione di ortopedia e traumatologia di Paola.
«La produttività del 2023 si attesta a circa 3.700.000 euro, sicuramente una delle migliori performance dell'Asp».

Il Nord anche per ortopedia fa razzia di pazienti dalla nostra terra. Eppure in più realtà calabresi si trovano ottimi medici e specialisti.
«Sicuramente abbiamo un deficit nella programmazione pluriennale. Più volte, prima come Presidente OTO Calabria e attualmente come Consigliere SIOT, ho proposto la creazione di un centro di Chirurgia Protesica Regionale che intercetti la migrazione sanitaria di pazienti da sottoporre ad intervento di sostituzione protesica».

Il sistema sanitario nazionale sembra vicino al collasso. In 4,5 milioni rinunciano a curarsi. Nel 2019 prima del Covid erano 1,5 milioni, nel 2023 sono diventati quasi 3 milioni.
«Al sud e soprattutto in Calabria siamo in piena emergenza. L'auspicio è quello di non demotivare i tanti validi professionisti che ogni giorno sono in trincea».

Il tanto criticato numero chiuso in medicina dopo 25 anni non ci sarà più. Finalmente.
«Lo sblocco del numero chiuso attualmente è una necessità per formare e reclutare le figure che oggi mancano soprattutto in ambito chirurgico. La vera sfida è investire in meritocrazia soprattutto nelle figure apicali».

Prima di lasciare il primario Candela gli chiediamo se a suo parere finirà mai l’emergenza nella sanità calabrese. E con essa la ultra decennale fase commissariale.
«Da perenne ottimista mi auguro di si, se non fossi un ottimista e caparbio dopo poco tempo sarei ritornato a Pisa. Dopo tanti anni, però è bello poter dire che anche in Calabria si può dare un elevato standard di prestazioni sanitarie. Per questo ringrazio tutti i collaboratori medici ed il personale del comparto che ogni giorno danno il loro valido contributo».

C’è nella sanità una Calabria che funziona, nonostante tutto. Bisogna parlarne, raccontarla.