VIDEO | Dopo la laurea Carlo Capalbo si era conquistato una cattedra all'università di Roma ma ha deciso di rispondere alla chiamata del nuovo corso di laurea in Medicina attivato all'Unical: «Qui ci sono tante potenzialità che spesso non si vedono»
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«Non chiamateci cervelli di ritorno. Da medico preferisco pensare più al termine “menti”, con il loro bagaglio di competenze certo, ma anche con quello dell’esperienza e della passione». Il primo giorno di Carlo Capalbo da primario della Unità Operativa Complessa di Oncologia all’ospedale di Cosenza, è un concentrato di emozioni. Da calabrese originario di Acri, era emigrato a Roma per laurearsi alla Sapienza e lì era riuscito nella impresa di passare dai banchi degli studenti a sedere dietro la cattedra, guadagnandosi un posto di professore associato con contestuale ruolo dirigenziale all’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea, sempre nella capitale.
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Il sentimento della restanza
Non ha resistito al richiamo della terra d’origine e adesso che si sono create quelle che lui stesso definisce le condizioni giuste, ha colto l’opportunità offerta dall’Università della Calabria con l’attivazione del nuovo corso di laurea in medicina e chirurgia che sta progressivamente trasformando l’Azienda Ospedaliera di Cosenza in policlinico universitario. «Alla Sapienza mi hanno preso per pazzo – confessa in una intervista rilasciata al nostro network, che ne aveva preannunciato l’arrivo - ma ho nel cuore il gene della Calabresità. E quel sentimento della restanza tipico di noi calabresi. Un concetto che spero possa germogliare nella nuova generazione di medici che proprio noi avremo il compito di formare. Sono entusiasta di far parte di questo progetto».
I pazienti abbiano fiducia
L’idea di tornare nella propria terra sempre latente, pronta a riaccendersi nel momento in cui si fossero determinate le giuste condizioni: «Qui ci sono tante potenzialità che spesso non si vedono, ma che ci sono. L’impatto è stato straordinario – aggiunge in relazione ai nuovi locali del polo oncologico ospitato nel plesso del Mariano Santo, recentemente inaugurati - Credo che la forma abbia la stessa importanza della sostanza. In ambito oncologico ambienti nuovi, puliti, ordinati sono una parte della cura e della riuscita della cura. Questa struttura ha le carte in regola non solo nell’aspetto estetico ma anche nella funzionalità».
Poi l’invito ad avere fiducia nei medici calabresi: «Abbiamo un lavoro importante da compiere sotto il profilo della divulgazione culturale, anche con il supporto dei giornalisti, per scardinare gli stereotipi che alimentano i viaggi della speranza portando i pazienti a migliaia di chilometri di distanza. Il paziente anche qui deve sentirsi in un luogo sicuro, dove possono essergli garantite le migliori terapie. Questa la nostra missione».