La coperta è diventata troppo corta e, al momento, l'unica soluzione percorsa sembra essere quella di continuare a stiracchiarla. Potrebbe essere questo il sottotesto dell'emendamento presentato al decreto legge 198/2022 - "recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi" - in fase di conversione al Senato.

Ancora in servizio

Nell'articolato della norma è stato inserito un emendamento che proroga fino al settantaduesimo anno di età il trattenimento in servizio dei medici e dei sanitari. Si interviene così su un precedente decreto legge (il 162 del 2019) che aveva già esteso l'età pensionabile per i camici bianchi in forza alla sanità.

Carenza di medici

Nello specifico, si prevedeva «al fine di assicurare un  efficace  assolvimento  dei compiti primari di tutela della salute affidati al ministero della Salute, di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e di fronteggiare la carenza di medici specialisti e di specialisti biologi, chimici, farmacisti, fisici, odontoiatri e psicologi, fino al 31 dicembre 2022, i dirigenti medici e sanitari del servizio sanitario nazionale possono presentare domanda di autorizzazione per il trattenimento in servizio anche oltre il limite del quarantesimo anno di servizio effettivo, comunque non oltre il settantesimo anno di età». 

Trattenere la fuga dal pubblico

Con l'emendamento si sposta l'asticella di applicazione della norma fino al «31 dicembre 2026» e l'età pensionabile al «settantaduesimo anno di età». Insomma, la carenza di medici, problema ormai diffuso su scala nazionale, potrebbe indurre verso il trattenimento in servizio di altri due anni. Sul caso prende però posizione il vicepresidente nazionale di Aaroi Emac, Domenico Minniti. Il medico anestesista bolla il provvedimento, al momento al vaglio della competente commissione, come insufficiente e propone, al contrario, l'impegno di risorse allo scopo di trattenere la fuga dei camici bianchi dal pubblico

Contratti differenziati

«Credo che in questa fase sia necessario comprendere le priorità - dichiara Minniti - e agire con una differenziazione dei contratti per disciplina. L'area dell'emergenza-urgenza è quella che al momento vive maggiori criticità a causa di un eccessivo carico di lavoro. I medici di pronto soccorso e delle aree chirurgiche sono in burn out e spesso costretti a subire aggressioni, violenze fisiche e verbali. In tal senso, sarebbe opportuno incentivarli con adeguati compensi, così frenando la fuga dal servizio pubblico».

Non condivisibile, quindi, per il responsabile di Aaroi Emac l'emendamento che mira a trattenere ancora in servizio medici già sfiancati da un lavoro delicato e stressante: «L'obiettivo deve essere quello di alimentare i dipartimenti di Emergenza Urgenza con personale qualificato, giovane e incoraggiato a lavorare bene da una adeguata remunerazione».