Sale la mobilitazione contro le aggressioni che spesso subiscono gli operatori sanitari del Vibonese. L'ultimo episodio in ordine di tempo è quello del 5 gennaio scorso, che ha visto come vittime una dottoressa della Guardia medica di Soriano e alcuni operatori del 118 intervenuti in suo aiuto. In seguito a questo fatto, il commissario dell’Asp vibonese Antonio Battistini ha parlato di «situazione insostenibile» e ha ventilato l'ipotesi di chiusura delle Guardie mediche ove non fosse possibile garantire la sicurezza dei camici bianchi che vi lavorano. Battistini a LaC News24 aveva anche riferito di aver «allertato la Prefettura chiedendo una riunione urgente».

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Giovedì 11, dunque, si terrà la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocata dal prefetto di Vibo, Paolo Giovanni Grieco.

Intanto, Battistini ha incontrato ieri pomeriggio gli operatori sanitari aggrediti il 5 gennaio scorso a Soriano, «non solo per testimoniare vicinanza e gratitudine per il lavoro svolto – ha sottolineato - ma anche per condividere strategie di affiancamento in quello che sarà il percorso che sicuramente li vedrà coinvolti a livello giudiziario». Nello stesso giorno della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, giovedì, si terrà la conferenza dei sindaci convocata alle 12 nella sala consiliare di Palazzo Luigi Razza. 

«Incontrerò i primi cittadini – ha dichiarato Battistini - per trovare una soluzione che da una parte non privi il territorio del diritto all’assistenza sanitaria, ma che dall’altra, garantisca agli operatori sanitari di lavorare in piena sicurezza. Quando gli operatori sono in servizio devono preoccuparsi della salute dei loro assistiti, non della loro incolumità». La soluzione proposta dal commissario è quella di «accorpare le Guardie mediche, una scelta che dovrà essere condivisa dai sindaci, ecco perché ho deciso di incontrarli».

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Sul clima di insicurezza che da sempre vivono le guardie mediche, il commissario afferma: «Il fatto che i medici debbano portarsi al seguito i familiari, umilia e squalifica tutti noi. Dovremmo cercare una soluzione condivisa affinché i medici possano lavorare serenamente».