Mancanza di personale, reparti che nel tempo sono stati smantellati e chiusi. Una struttura già in affanno sulla quale nei mesi estivi cresce la pressione, per via del moltiplicarsi delle presenze sul territorio che si moltiplicano. È l'ospedale di Tropea, una «scatola vuota» lo definiscono i cittadini e le associazioni che oggi sono stati ospiti di Pasquale Motta nel corso della trasmissione "Dentro la Notizia", in onda su LaC Tv. 

«A causa della carenza di operatori sanitari oggi abbiamo difficoltà persino ad accedere a prestazioni di base, come le analisi del sangue o una radiografia», spiega Francesco Rotolo del Comitato Pro ospedale di Tropea. Non un buon biglietto da visita per le migliaia di turisti che ogni anno invadono la Perla del Tirreno. I commercianti riferiscono che c'è chi, prima di prenotare la vacanza, s'informa sull'efficienza dei servizi sanitari del luogo. I malfunzionamenti finiscono quindi inevitabilmente per avere delle ripercussioni anche sul comparto turistico. «Noi non chiediamo di avere un policlinico, ma un ospedale di base che funzioni. Non vogliamo la luna», puntualizza Rotolo proponendo inoltre che si ragioni in un'ottica di sistema: «Il nostro presidio ospedaliero potrebbe dare sollievo a quello di Vibo che è al collasso. Qui ci si potrebbe occupare degli interventi a bassa complessità, per i quali i cittadini invece vanno dal privato o fuori regione. Così abbiamo non solo un disagio a livello di territorio, ma anche il doppio dei costi». 

Nel futuro prossimo si profila la realizzazione di un ospedale di comunità, nei progetti dell'Asp di Vibo da collocare al quarto piano del nosocomio tropeano. Ma per il Comitato guidato da Rotolo sarebbe solo l'anticamera della fine: «Temiamo che sia un solo un bel fiocco per incartare la chiusura dell’attuale ospedale, giocando su un equivoco terminologico: si chiama ospedale di comunità, ma non è un ospedale perché funziona solo 6 giorni alla settimana e con un medico h12». 

Ai microfoni di LaC ha parlato anche l'esponente di un altro comitato - "Calabria sociale" - impegnato nella difesa del diritto alla salute, Domenico Cortese. «Perché non si riesce o non si vuole implementare l’ospedale di Tropea? Per noi le ragioni sono due: i tagli imposti dal piano di rientro e il conflitto d’interesse tra sanità pubblica e privata. Perché non si usano le risorse destinate alle strutture accreditate per incrementare il personale di ospedali pubblici come quello di Tropea?», si è chiesto Cortese. Sulla necessità di garantire equità territoriale nell’offerta sanitaria si è concentrato invece Soccorso Capomolla, direttore del Don Mottola medical center di Drapia.

Davanti ai cancelli dell'ospedale di Tropea ci si è poi soffermati pure sull'importanza della medicina territoriale, anch'essa sempre più impoverita. «Il periodo del Covid non ci ha insegnato nulla», ha affermato  Giuseppe Borrello, direttore del centro medico Moscati di Vibo. La medicina territoriale va rafforzata, ha sostenuto con forza: «È lì che si deve curare il paziente mentre l’ospedale si dovrebbe occupare solo delle acuzie».

Infine, l'intervento del portavoce dell’associazione Ali di Vibonesità Giuseppe Sarlo che ha posto l'accento sulla necessità che i cittadini diano un contributo e facciano sentire la propria voce per smuovere le cose: «Esistono ad oggi criticità insuperabili se l’azienda sanitaria non prende in considerazione la partecipazione dei cittadini».

È possibile rivedere l’intera puntata di “Dentro la Notizia” su LaC Play.