Infermieri in trincea con il sorriso: «Calabresi niente paura, ce la faremo»

VIDEO | Patrizia Zinzi è la decana del reparto malattie infettive dell'ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Coordina i colleghi più giovani, assiste i pazienti 24 ore su 24 e lancia un messaggio di speranza. La sua testimonianza nella lotta al coronavirus

di Rossella  Galati
18 marzo 2020
10:57

È sempre sorridente Patrizia Zinzi, è infermiera  del reparto di malattie infettive dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro da ben 18 anni. Un mestiere che per lei è una missione, oggi più che mai: «Essere infermiera nell’era del coronavirus vuol dire incoraggiare chi in questo momento vive una situazione pesante ma bisogna essere positivi. Ci sono tante persone che hanno bisogno di aiuto sia a livello medico che psicologico e quindi è nostro dovere sostenerle in tutto e per tutto».

Niente paura

Vedendo le immagini provenienti dagli ospedali del Nord Italia, dove i numeri dei contagi e delle vittime da Covd-19 continuano a crescere in modo esponenziale, Patrizia dice di non aver paura di potersi trovare in quella stessa situazione: «Non ho paura perchè avendo sempre lavorato con pazienti infetti, non sarà certo il coronavirus a fermami».


La vicinanza dei cittadini

Quella dell’infermiera catanzarese è una testimonianza di forza, coraggio, abnegazione alla quale corrisponde una grande riconoscenza da parte dei cittadini che, in lungo e in largo in tutta Italia, si sta manifestando in modi e forme diverse. «La cosa positiva è che vedo una grande solidarietà da parte della città di Catanzaro e di tante persone che si stanno mettendo a disposizione con raccolte fondi o cose del genere. In tanti la sera ci offrono le pizze per manifestare la loro gratitudine e questo ci riempie di gioia».

Sempre pronti a intervenire

Patrizia trascorre 24 ore su 24 in ospedale, è sempre pronta a controllare ogni cosa. In questo momento è l’infermiera più anziana in reparto e si sente responsabile anche rispetto ai giovani professionisti che accanto a lei stanno lavorando per contenere il contagio e assistere i pazienti. «Lavoro con ragazzi capaci che hanno tante idee e ogni giorno mi stimolano ad andare avanti e fare bene il mio lavoro. Pure loro sono molto coraggiosi come me».

La forza di Patrizia

È una forza che nasce da dentro quella di Patrizia che ogni giorno viene alimentata dal ricordo di una sua cara collega venuta a mancare ormai due anni fa: «Durante la guerra in Kosovo lei è stata la prima a partire e a creare la prima infermeria. È il suo ricordo ogni giorno ad incoraggiarmi. Oltre ad essere stata una grande infermiera per 40 anni, è stata una grande missionaria. Per me è stata una maestra di vita, lei mi ha insegnato tutto, anche come tutelarmi in questi casi. Lei ha curato i primi malati di Aids. Mi diceva sempre: “Patrizia, se hai scelto questo lavoro, non dovrai mai avere paura di nulla, niente ti deve ostacolare».

Un lavoro di squadra

All’interno del reparto di malattie infettive c’è un clima tranquillo, racconta Patrizia, e «questo dipende dal fatto che siamo organizzati in tutto e per tutto. Così come  tutelo me stessa, faccio altrettanto con le persone che mi stanno intorno, con i ragazzi, con gli addetti alle pulizie, con i pazienti ai quali cerchiamo di inculcare grande serenità. Ci tengo a ringraziare il direttore del reparto Lucio Cosco, il responsabile della farmacia, la direzione sanitaria, il direttore della microbiologia, il direttore amministrativo e tutti coloro che stanno lavorando incessantemente insieme a noi».

«Ce la faremo»

Patrizia vive con la sua mamma alla quale, nonostante gli orari di lavoro, riesce a non far mancare le cure necessarie. «Anche se in questo periodo la mia prima casa è il reparto, cerco di non farle mancare nulla». «Il messaggio che io voglio mandare ai catanzaresi, ai calabresi è di stare tranquilli. Da più di dieci giorni ormai sono a stretto contatto con i pazienti positivi e nonostante questo sto benissimo. Tutti dobbiamo rispettare le regole: stare a casa mantenere le distanze di sicurezza, lavarci spesso le mani, dobbiamo fare quello che ci è stato chiesto. Solo così ce la faremo e tutti insieme sconfiggeremo il Covid-19».

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