«In Calabria ci tocca la bara». Anna Pina Coscarelli non ci gira intorno alle cose e va dritta al punto, soprattutto quando si parla di sanità calabrese. Le sue parole, taglienti come lame, affondano le proprie ragioni in pagine e pagine di cronaca locale. Nella Valle dell'Esaro, comprendente quindici Comuni e circa 50mila abitanti, si muore per un nonnulla. Si muore perché l'ambulanza arriva in ritardo e senza medico a bordo, si muore per le mancate diagnosi, perché non ci sono sale operatorie, perché manca un pronto soccorso capace di fronteggiare un codice rosso.

Lei fa parte di quella schiera di residenti di San Marco Argentano, vasta comunità dell'entroterra Cosentino, che si sono "dimessi" da cittadini, restituendo le tessere elettorali qualche giorno prima delle elezioni politiche del 25 settembre. Le hanno inviate direttamente al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, invitandolo a venire in Calabria per vedere in che condizioni vivono i cittadini. Al plico contenente le schede, hanno allegato anche una lunga lettera in cui spiegano le motivazioni del gesto.

La sanità privata sullo sfondo

Qui, da tempo, la gente lotta con le unghie e con i denti per il riconoscimento del diritto alla salute pubblica. Ma i disservizi e il carovita costringono i cittadini a rinunciare a curarsi, ogni giorni di più, a meno che non si abbia denaro a sufficienza per permettersi le visite private a pagamento. «Un mio amico aveva bisogno di una tac urgente - dice Patrizia Falbo - e per farla subito l'ha prenotata in una struttura privata. Costa 250 euro. E chi ce li ha questi soldi per una tac? Mi ha detto che non ce li ha, non può farla».

Disservizi e disagi

La struttura sanitaria "L. Pasteur" di San Marco Argentano è uno dei 18 ospedali calabresi chiusi e riconvertiti in casa della salute dal decreto 18 del 22 ottobre 2010, nell'ambito del piano di rientro sanitario regionale. La trasformazione, però, è avvenuta solo sulle carte. L'ospedale ha effettivamente perso la rete di emergenza e urgenza, ma i macchinari di ultima generazione previsti dal piano non sono mai arrivati e i lavori da 9milioni di euro, appaltati nel 2019, non sono ancora stati realizzati. Per di più, le ambulanze sono poche e spesso senza medico a bordo, le liste di attesa per gli esami diagnostici sono interminabili e la carenza dei medici genera caos in tutti i reparti. Pure il servizio di guardia medica, qui, funziona poco e male. C'è un solo camice bianco per cinque diversi paesi del comprensorio. Oggi il presidio Pasteur rientra in un progetto che a breve dovrebbe trasformarlo in un ospedale di comunità, ma nemmeno questa sembra essere la soluzione. «Non vogliamo il Niguarda o il San Camillo - dice ai nostri microfoni Antonio Diodato -, ma chiediamo un ospedale in grado di dare risposte immediate in caso di necessità».

La restituzione delle tessere elettorali

Qualche settimana prima delle elezioni politiche del 25 settembre, circa trecento cittadini hanno restituito la propria tessera elettorale in segno di protesta. Ma appena cinque giorni dopo, il prefetto di Cosenza, Vittoria Ciaramella, ha inviato una lettera di risposta dichiarando che le schede sarebbero state restituite ai rispettivi Comuni e distribuite nuovamente ai legittimi proprietari. «Con l'occasione - si legge nel documento a firma del prefetto - si prega di evidenziare agli stessi l'importante valore civico che assume l'esercizio di voto». Oltre al danno, la beffa. «Il nostro gesto non è stato mancanza di senso civico - ha affermato, in ultimo Anna Rita De Rose - volevamo solo dare un segno tangibile di protesta». E chiedere di essere trattati da cittadini, non soltanto in tempo di elezioni.