VIDEO | Il responsabile welfare rilancia: «Occorre garantire un livello quali-quantitativo dei servizi elevato, perché si tratta di politiche per fasce di popolazione che vivono disagio e sofferenza»
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«Molte famiglie rimangono nel loro ambito di isolazionismo, senza sostegni se non quelli routinari legati a qualche progetto sporadico». È la «condizione drammatica» in cui versa la rete dei servizi sociali nell’alto Jonio calabrese e principalmente nella città di Corigliano-Rossano, evidenziata a conclusione del report condotto dall’Osservatorio sulla fusione.
«Situazione allarmante»
«Valutiamo inadeguata la vasta area “welfare” così come attualmente concepita nella terza città della Calabria». È quello che afferma la responsabile welfare dell’organismo di vigilanza sui processi e gli effetti dell’unificazione delle due ormai estinte città di Corigliano calabro e Rossano. Che agigunge: «Il Comune di Corigliano Rossano destina risorse nelle poste di bilancio costituite in maggioranza da finanziamenti di progetti che hanno una durata temporale e con il loro esaurimento purtroppo si ha l’aggravamento delle problematiche, piuttosto che la loro risoluzione».
Le proposte
«La proposta che formuliamo noi – aggiunge – è quella di una rete sociale in grado di produrre una progettazione sempre più complessa ed estesa al punto da coinvolgere anche la formazione professionale, i servizi per le politiche abitative, quelli sanitari, troppo spesso staccati da forme di coesione sociale tali da dare risposte. Necessita, dunque – precisa - un’azione di monitoraggio che censisca i bisogni dei nuclei familiari in povertà, ponendosi obiettivi concreti di inclusione attraverso la individuazione di sostegni finanziari in grado di tracciare percorsi verso l’autonomia». Tra le proposte avanzate dalla commissione, inoltre, c’è la perequazione del personale all’interno del nuovo ente. «Corigliano – ricorda Romano - ha un numero appena sufficiente di assistenti sociali (6 unità) mentre Rossano conta una sola unità. Occorre dare attuazione allo spirito della legge regionale 2/2018 che ha prodotto la fusione in aderenza alla legge N°56/2014 meglio nota come legge Del Rio. Garantire, quindi, un livello quali-quantitativo elevato perché si tratta di servizio sociale, dunque di politiche per fasce di popolazione che vivono disagio e sofferenza».