Si svolgerà venerdì 17 maggio, a partire dalle 17.30, la presentazione del libro di Massimo Scura “Calabria malata. Sanità, l'altra 'ndrangheta”. L’incontro si terrà sul Terrazzo Pellegrini in via Camposano, 41 a Cosenza. «I fatti presi in considerazione - spiega - vanno dal 12 marzo 2015 al 18 aprile 2019 (il periodo durante il quale ha svolto il ruolo di commissario ad acta, ndr). I comportamenti, invece, sono antichi. Attraverso l’analisi degli eventi e delle decisioni, non necessariamente illegittime, cerco di dimostrare che la Calabria non interessa a nessuno, se non quando si avvicinano le elezioni».

«La Calabria non è importante per Roma»

A giudizio di Scura «la Calabria non è importante per Roma né, purtroppo, per i calabresi, che si sono arresi a quanto giudicano inevitabile e immutabile». «Questa assuefazione collettiva - continua - è la droga venduta dall’altra ’ndrangheta, silenziosa, che si insinua nella vita quotidiana, in particolare nella sanità pubblica, una miniera d’oro, per far proliferare i propri affari. Anche il nuovo si è subito adeguato. I parlamentari 5 stelle con le dovute eccezioni – aggiunge -  sono come gli altri in Calabria». Ha poi accennato ai privati che, «quando si sentono minacciati, si rivolgono alla politica o addirittura alle istituzioni». «Anche la Chiesa – aggiunge l’ex commissario - è poco attenta a non esporsi in affari non sempre trasparenti. I funzionari delle aziende sono spesso tacciati di essere conniventi con i privati. Le organizzazioni sindacali hanno parzialmente perso la loro identità».

L’affondo ad Oliverio

Non mancano riferimenti al governatore della Calabria: «Un presidente di “sinistra” cerca di far annullare un mio decreto per l’assunzione di quasi mille operatori. Ma non dovrebbe esserne felice? Capisco: li voleva assumere lui. Le assunzioni portano voti». Poi è la volta del Governo: «La ministra, per calpestare la Calabria, cita dati sui livelli essenziali di assistenza che i suoi collaboratori conoscono come fasulli. Nessuno si indigna, tranne il sottoscritto». Tra le vicende raccontate, il commissariamento dell’Asp di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose: «Viene nominato un prefetto a gestirla. E le competenze? Non servono».

Amara la conclusione dell’autore: «La media borghesia si è costruita una nicchia di benessere: manda i figli a studiare e a lavorare fuori regione e si gode il sole e il mare della Calabria.  Chiunque provi a mettere a fuoco i problemi, cercando la verità, diventa scomodo. Se poi ci mette anche passione e disinteresse, diventa un virus urticante. Vogliamo reagire? Il primo passo è  conoscere».