Nel 2007 la Regione ha deciso di accorpare le vecchie aziende sanitarie locali calabresi in cinque Asp, una per ogni provincia. Quattordici anni dopo, complici gli scarsi risultati di quella riforma, i sindaci di numerosi comuni della Sibaritide e del Pollino chiedono di riportare indietro le lancette dell'orologio e ripristinare, quantomeno dalle loro parti, le ex Usl. E così ieri, nel Salone degli specchi del Palazzo della Provincia a Cosenza, è andata in scena la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare che punta a un nuovo riordino del sistema sanitario territoriale. L'obiettivo è di veder rinascere le vecchie Usl numero 2 e 3 (Castrovillari e Rossano) fondendole in un'unica Asl indipendente dal palazzone di via Alimena.
La legge in questione dovrà innanzitutto ottenere l'approvazione da almeno tre consigli comunali di realtà con oltre 10.000 abitanti, ma per adesso – a giudicare dai partecipanti alla presentazione di ieri – ne manca uno. Se, infatti, Mimmo Lo Polito e Gianni Papasso, sindaci rispettivamente di Catrovillari e Cassano allo Ionio, rappresentano comuni sufficientemente popolosi, lo stesso non può dirsi di Filomena Greco (Cariati) e Franco Mundo (Trebisacce), gli altri due promotori dell'iniziativa di ieri alla Provincia. I quattro hanno comunque assicurato che la proposta «ha incontrato il gradimento di tutti i colleghi dell’Area, in quanto come primi cittadini e primo riferimento istituzionale ogni giorno riscontriamo attraverso il contatto con chi vive questo territorio il bisogno di una sanità diversa».

Grande azienda, grandi problemi

Ma perché tornare all'antico? Secondo i sindaci la nuova norma si tradurrebbe in «un collegamento diretto tra i comuni interessati». Ciò permetterebbe di rendere «più omogenea e agevole l’organizzazione e il beneficio di servizi sanitari, favorendo così la definizione di un governo pubblico e partecipativo più diretto, più efficace e più snello nella gestione dei servizi sanitari integrati con quelli sociali». L'accorpamento del 2007 in un'unica mastodontica Asp - include 150 comuni con i loro circa 700mila abitanti e comprende tre ospedali Spoke (Rossano-Corigliano, Cetraro-Paola e Castrovillari) oltre a quelli di Trebisacce, Praia a Mare, Acri, San Giovanni in Fiore e l’Hospice di Cassano - ha comportato numerosi problemi . E a farne le spese sono stati i cittadini, con servizi sempre meno efficienti a causa delle difficoltà «di gestione e controllo» da parte degli uffici cosentini alle quali, nel tempo, si è aggiunta «la mancanza di personale, di risorse finanziarie e management idoneo».

Più condivisione nelle scelte

Quella di quattordici anni fa, ha sostenuto Mundo, si è rivelata una scelta «autoritaria senza alcun confronto con gli enti locali, le forze sociali e politiche che ha mortificato le autonomie locali, penalizzato le zone periferiche con un accentramento di poteri e di gestione che ha favorito le corporazioni, la sanità privata e i centri di potere a svantaggio dei cittadini e delle strutture pubbliche, senza alcuna programmazione dei bisogni, dell’organizzazione della medicina territoriale e dell’emergenze-urgenze e quindi delle strutture ospedaliere». Da qui l'esigenza di una riforma che punti a razionalizzare l'attuale sistema: distacco dall’Asp di Cosenza dei comuni che già facevano parte delle disciolte USL n° 2 e 3 e costituzione di una Azienda sanitaria locale della Sibaritide e del Pollino.

Fondamentale in questo senso sarà «il coinvolgimento di tutte le forze sociali e politiche», così da assicurare «la partecipazione dei cittadini nel processo di riforma del sistema sanitario regionale che deve avere al centro il cittadino, quale unico titolare del diritto alla salute» riconosciuto dalla Costituzione. D'altra parte, è proprio quest'ultima a «favorire e sollecitare il decentramento amministrativo e dei servizi, proprio per avvicinarli ancora di più ai cittadini, anche attraverso la semplice partecipazione». Ma nel 2007 quest'aspetto era stato messo in secondo piano dalla Regione, che aveva optato per l'accentramento.
Rispetto a quattordici anni fa, poi, c'è stato un cambiamento di cui tener conto: l’unione tra Corigliano e Rossano, che ha portato alla nascita di una città da oltre 80.000 abitanti. Un motivo in più, secondo Mundo, per combattere una «battaglia di civiltà sociale» che possa «definire e ridurre le competenze territoriali, funzionali, le attività e la gestione, rideterminando il territorio con l’istituzione di un’altra Asl, comprendente i comuni della Calabria nord delle disciolte Usl di Rossano e Castrovillari». c.g.