Da una parte il buco nero dei debiti insormontabili, dall'altro un inspiegabile sperpero di denaro e professisti pagati a peso d'oro; da un parte gli ospedali da campo, costati un milione di euro ciascuno, dall'altra imponenti strutture già esistenti, abbandonate, lasciate marcire dall'indifferenza e dalla speculazione politica. In Calabria la sanità viaggia sempre su due binari paralleli, che non si incontranno mai, e denunciare serve a poco: più si scava, più si trova del marcio, senza che mai nessun possa pagare peri danni causati.

 

Stavolta il nostro viaggio nella malasanità calabrese fa tappa a Scalea, dove sorge un'imponente struttura costuita tra le fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80 e che sarebbe dovuta diventare un ospedale. Invece il progetto non è mai decollato e quelle centinaia di stanze sono rimaste vuote e inutilizzate, fatta eccezione per quelle al primo piano che ospitano un poliambulatorio che eroga i più svariati servizi, da neuropsichiatria infantile all'igiene mentale, passando per guardia medica, Sert, riabilitazione e consultori vari. Ma oggi anche questi servizi rischiano di essere spazzati via: un controllo ha rivelato gravi carenze in materia di sicurezza.

Gravi problemi di sicurezza

Nato 40 anni fa e costato circa 20 miliardi di vecchie lire, la struttura è nota ai più come "ospedale fantasma". La politica se ne ricorda, ovviamente, sempre e solo a ridosso delle elezioni politiche, ma la verità è che di quell'imponente stabile di quattro piani sembra importare veramente a pochi. Negli anni la carenza di personale ha già decretato la chiusura di importati servizi sanitari e lo scorrere del tempo, unitamente all'assenza di qualsivoglia intervento, ha fatto aumentare vertiginosamente i problemi strutturali, al punto che ora la struttura rischia la chiusura. Un controllo dei vigili del fuoco ha evidenziato gravi criticità negli impianti antincendio.

 

Sei mesi di tempo per salvare la struttura

Dapprima, i vigili del fuoco, avevano disposto la consegna del progetto di sicurezza entro 45 giorni dalla data del verbale e 120 giorni, quattro mesi di tempo, per portare a termine i lavori di ristrutturazione e ammodernamento. La prima scadenza era fissata agli inizi di dicembre e, per fortuna, è stata prorogata di sei mesi. Ma c'è ben poco da stare sereni. La partita si gioca fra Asp di Cosenza e Comune di Scalea, saranno loro a decidere le sorti della struttura e le crifre da impiegare per gli adeguamenti sarebbero troppo alte. Economicamente, converrebbe di più spostare tutto in una struttura già a norma. Sì, ma dove? L'augurio è che i due enti possano trovare una soluzione che non mortifichi il territorio dell'alto Tirreno cosentino per l'ennesima volta.