Nelle pieghe della crisi di sistema della sanità regionale esistono piccole-grandi storie di cattiva gestione o scelte realmente incomprensibili, come quella che riguarda il dottore Lino Mamone dell’ospedale di Gioia Tauro. Il medico è in questo momento l’unico anestesista presente nella struttura sanitaria della città del porto, ma l’11 ottobre scorso ha ricevuto un ordine di servizio, da parte del primario di anestesia dell’ospedale di Polistena che ne decretava il trasferimento da Gioia Tauro.

 

Una storia paradossale, alla luce dell’atto licenziato dall’Azienda sanitaria regionale, che statuisce per Gioia Tauro non solo un servizio di anestesia con quattro medici, ma anche una serie di reparti che non possono funzionare senza gli anestesisti. Mamone, per questo motivo ha deciso di non muoversi da Gioia Tauro. «Questo è un ospedale generale – spiega Mamone – così come stabilisce il Piano generale e per questo motivo è prevista una struttura semplice di anestesia con quattro medici. Questo non lo dico io, ma l’Azienda sanitaria regionale. Sto sfidando l’azienda a dare un risposta: vogliono chiudere l’ospedale? Lo dicano ufficialmente».

 

Il progressivo smantellamento delle strutture ospedaliere esistenti, ha portato allo svuotamento anche di Gioia Tauro, divenuto un guscio vuoto nonostante l’azienda sanitaria sulla carta preveda reparti, da poco ristrutturati e lasciati vuoti, e posti letto allo stato inesistenti. «Nella drammaticità della situazione attuale della sanità in questo territorio – attacca il medico – questi ospedaletti se non hanno dei percorsi di sicurezza non hanno motivo di esistere. Abbiamo dei reparti completamente vuoti, come quello di chirurgia, completamente ristrutturato e al momento vuoto, che sulla carta dovrebbe ospitare 20 posti letto. Però ci sono i reparti come il pronto soccorso o l’urologia che non potrebbero funzionare senza anestesisti».

 

Il dottore Mamone, però, nonostante tutto ha le idee ben chiare e non ha nessuna voglia di mollare. «Se qualcuno mi dice, il direttore sanitario o il primario di Polistena, che non servono anestesisti la notte lo scrivano ufficialmente perché fino ad allora io l’ospedale non lo lascio».