Dalle operazioni record alla realizzazione del Polo di onco-ematologia all’interno del Mariano Santo di Cosenza ma per la leader dell’opposizione bisogna portare l’assistenza territoriale e domiciliare e l’emergenza urgenza a livelli accettabili
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Amalia Bruni, leader dell’opposizione in seno al Consiglio regionale, come aveva promesso in campagna elettorale continua a battere su un argomento per lei decisivo per le sorti della Calabria e spiega qual è la sua idea di buona Sanità.
«La Calabria – sostiene in una nota - ha le professionalità e le competenze giuste, oltre che le idee e i talenti necessari per una Sanità eccellente. All’Annunziata di Cosenza è stato effettuato un intervento chirurgico di asportazione di un tumore recidivo complicato da una trombosi neoplastica che aveva invaso i rami vena porta con il rischio di renderlo inoperabile. Il paziente, di 66 si era recato in un centro del Nord dove era stato scartato per il trapianto di fegato, essendo la trombosi dei vasi portali una controindicazione assoluta alla sostituzione dell’organo. Come ultima speranza si è quindi rivolto all’Annunziata dal professor Bruno Nardo, il primario della Chirurgia generale. Il professore – ricorda - nel giro di pochissimi giorni lo ha sottoposto a una serie diesami per studiare nei dettagli il suo caso. Dopo un consulto multidisciplinare si è stabilito che poteva essere operato asportando tumore e trombosi. E il risultato è stato eccellente tanto che il paziente sta per essere dimesso. Questo è il presente».
Invece «per il futuro – continua la consigliera regionale - a Firenze è stato presentato un progetto per la realizzazione del Polo di onco-ematologia all’interno del Mariano Santo di Cosenza, affidato al dottor Francesco Amato che diventerà punto di riferimento non solo per Cosenza ma per l’intera regione. La realizzazione di questo Polo ridurrà drasticamente il fenomeno della migrazione sanitaria verso altre regioni. Questi due esempi – fa presenta Amalia Bruni - dimostrano che la Calabria è terra di forti contrasti e che a fronte di capacità e professionalità elevate purtroppo resta da gestire la quotidianità ovvero l’assistenza territoriale e domiciliare e l’emergenza urgenza a livelli accettabili. Se non partiamo da qui – conclude - non risolveremo mai il problema».