A rischio ci sono centinaia di posti di lavoro e l'interruzione di servizi essenziali come l'assistenza domiciliare ad anziani e disabili, ai malati psichici e ai tossicodipendenti. L'Asp da oltre un anno non paga gli stipendi degli operatori e non li contrattualizza
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Considerata l’insostenibilità della situazione in cui versa la sanità reggina e il perdurare della fase di stallo, relativamente alla sospensione di molti servizi e il rischio chiusura di molte strutture, è stata convocata per lunedì 10 giugno, alle ore 10 e 30, alll’auditorium “Diego Surace” della “piccola Opera Papa Giovanni “- in via Vallone Mariannazzo, ( sopra il Policlinico, direzione Eremo)- un’assemblea pubblica del forum del terzo settore insieme ad Aris, Legacoop, Confcooperative, Uneba, C.r.e.a. Calabria, Cisl funzione pubblica, Cgil funzione pubblica e tutti gli operatori e i rappresentanti del terzo settore reggino.
«Quotidianamente si devono registrare battute di arresto- è scritto in una nota- nella gestione ordinaria e quotidiana dei servizi: ritardi enormi ed incomprensibili nelle procedure di pagamento, aggravi nelle liquidazioni e negli adempimenti burocratici, difficoltà ad individuare interlocutori.Come prevedibile questa situazione di generale confusione sta ricadendo soprattutto sulle persone più deboli e fragili. Sono i settori più “marginalizzati” infatti a risentire maggiormente delle difficoltà burocratiche ed amministrative che l’Asp sta patendo in questa ulteriore fase di commissariamento. Siamo fermamente convinti- continuano i rappresentanti del terzo settore- che sia necessario procedere con tutte le forze per estirpare comportamenti criminali ed illegalità, ma l’Asp-per cui ieri la triade commissariale ha dichiarato il dissesto finanziario- deve pur continuare, con solerzia e tempestività, a portare avanti i propri servizi. È inaccettabile la limitazione del diritto alla salute dei cittadini, soprattutto di quelli più deboli. Sono infatti già sospesi i servizi di assistenza domiciliare integrata, sino ad oggi portati avanti da organizzazioni non profit in forza di un accordo quadro, scaduto ormai lo scorso 31 dicembre, e che nessuno ha inteso rinnovare né si è previsto di individuare altre modalità di gestione o affidamento dei servizi».
Una situazione drammatica che ha portato alla paralizzazione del servizio e oltre duemila persone, soprattutto anziani e disabili, sono oggi privati di un servizio essenziale e, con loro, quasi 200 operatori senza lavoro. Rischiano la chiusura ormai anche le comunità terapeutiche per tossicodipendenti che, seppure regolarmente accreditate e contrattualizzate, non sono pagate da maggio 2018, ossia con oltre un anno di ritardo. «Ciò che lascia sconcertati- conclude la nota- è il motivo del ritardo: pare non vi sia chi materialmente si possa occupare di liquidare le fatture. Incredibile, ma vero! Ecco che esperienze nate oltre venticinque anni fa dalla sensibilità del terzo settore reggino, che hanno da sempre rappresentato un fiore all’occhiello della sanità reggina, rischiano la chiusura per la colpevole inerzia di alcuni burocrati. Oltre 150 persone con dipendenza d’abuso- chiosano- rischiano di tornare in mezzo alla strada e, con loro, oltre 70 operatori e le loro famiglie.
Stesso discorso, se non addirittura peggio, per le strutture psichiatriche «che sono tenute in uno stato di incertezza ormai da anni e che hanno già comunicato che a breve saranno costrette a chiudere battenti. Strutture che - ribadiscono - ad oggi non sono state pagate per le prestazioni rese, nonostante la stessa Regione Calabria abbia sollecitato i Commissari dell’Asp. Ulteriore risultato: oltre 200 pazienti psichiatrici rischiano di essere dimessi o sballottati come pacchi postali in altre strutture ed oltre 100 operatori di rimanere senza lavoro. Avremmo voluto porre tutte queste questioni ai commissari dell’Asp reggina per tentare di trovare insieme le soluzioni, nello spirito di collaborazione che ha sempre contraddistinto la nostra azione. Avremmo voluto chiedere loro, a proposito di legalità, se ritengono che la situazione attuale garantisca il primario diritto alla salute dei cittadini e se ritengono che la gestione dell’azienda debba o no procedere come è normale e giusto che sia. Ma, nonostante le innumerevoli richieste, non hanno mai ritenuto di darci udienza. Ecco perché abbiamo deciso, nostro malgrado - sottolineano - di dichiarare unitariamente lo stato di agitazione e convocare questa assemblea pubblica, per discutere insieme e stabilire le prossime azioni da portare avanti nel superiore interesse dei cittadini reggini».