VIDEO | A gennaio il Consiglio di Stato aveva ordinato ancora una volta l'esecuzione forzata della sentenza risalente al maggio del 2014, ma il commissario ad acta alla sanità calabrese, il presidente Roberto Occhiuto, ha ignorato il provvedimento
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Terzo giudizio di ottemperanza disatteso e ignorato per l’ospedale di Praia a Mare, che no, non riaprirà, nemmeno stavolta. Il grido d'allarme arriva direttamente dai due sindaci dei Comuni della città dell'isola Dino e di Tortora, rispettivamente Antonio Praticò e Antonio Iorio, che per mano del legale nelle scorse ore hanno scritto alle istituzioni una lettera al vetriolo. Per contestare il gravissimo stato di inerzia «anticipiamo sin da ora la ferma volontà di esperire ogni azione legale al fine di garantire l'osservanza dei Lea, i Livelli Essenziali di Assistenza - si legge nel documento - e il rispetto della "golden hour" nella medicina d'urgenza», in altre parole il ripristino della rete di emergenza e urgenza che sull'alto Tirreno cosentino eviterebbe decine e decine di morti.
A gennaio scorso il massimo tribunale amministrativo italiano, accogliendo l'istanza degli avvocati, aveva ordinato ancora una volta l'esecuzione forzata della sentenza del 20 maggio del 2014, con cui i giudici della terza sezione ordinavano l'annullamento degli atti della riconversione in casa della salute, avvenuta ad aprile 2012. Ma il commissario ad acta alla sanità, Roberto Occhiuto, che aveva novanta giorni di tempo per agire, ha ignorato il provvedimento. Oggi il presidio sanitario è attivo come Capt (centro di assistenza primario territoriale) e non è in grado di gestire i casi di urgenza ed emergenza.
Cosa è accaduto
Nel 2012 i tagli alla sanità trasformano l'ospedale civile praiese in casa della salute. I sindaci si oppongono e il Consiglio di Stato dà loro ragione. Gli atti della riconversione vanno annullati, pena l'annullamento dei Lea, e tutto deve tornare come prima. I giudici danno 120 giorni di tempo al commissario ad acta alla sanità per attuare la sentenza. Ma in quel momento il commissario non c'è. Il dimissionario Peppe Scopelliti lascia un vuoto che durerà quasi un anno. Ma anche a marzo dell'anno successivo, quando arriva l'ingegnere Massimo Scura il Consiglio di Stato ha già accolto una prima richiesta di esecuzione forzata della sentenza nel febbraio 2015, le cose non cambiano. Nel frattempo i legali incaricati dai due Comuni ci riprovano. Il tribunale amministrativo accoglie nuovamente l'istanza e nomina un commissario straordinario per la riapertura, Eugenio Sciabica.
Il decreto Sciabica
Sciabica emette un decreto che, tra le altre cose, prevede il potenziamento del presidio sanitario, il funzionamento del pronto soccorso e il ripristino della Chirurgia, atti che porterebbero gradualmente anche al ripristino della rete di emergenza e urgenza. Il decreto viene attuato a metà, l'ospedale non riapre, ma la politica nel novembre 2017 sfila lo stesso a favore di telecamere cantando vittoria.
L'indifferenza delle istituzioni
Passano i mesi e i commissari alla sanità, tra uno scandalo e una dimissione, si avvicendano. Ma di riaprire l'ospedale non se ne parla. Le speranze tornano quando il neo eletto presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, viene insignito anche del ruolo di commissario ad acta della sanità calabrese, l'unico che può prendere le decisioni in materia di sanità fino alla fine del commissariamento. I comuni ci riprovano e per la terza volta chiedono al Consiglio di Stato di attuare la sentenza. I giudici danno un margine di tempo di novanta giorni. Ma il termine scade pure stavolta. Le speranze dei cittadini si infrangono contro l'indifferenza delle istituzioni.
Fondo alla famiglie delle vittime
Difficile stabilire quante siano le vittime legate ai tagli alla sanità e in particolare allo smantellamento delle rete di emergenza e urgenza nel territorio dell'alto Tirreno cosentino, in questi anni la cronaca locale ha documentato decine e decine di casi. Ora per i sindaci Antonio Pratico e Antonio Iorio è arrivata il tempo di risarcire le famiglie. I due primi cittadini fanno sapere che intendono avviare un’azione di risarcimento del danno nei confronti delle istituzioni inadempienti e in caso di vittoria, devolvere le somme in un fondo a favore dei parenti delle vittime di malasanità.