C’è tanta amarezza  delusione tra i pazienti e cittadini per la chiusura dell’istituto clinico “De Blasi”, uno dei fiori all’occhiello della sanità privata di Reggio Calabria che da 40 anni opera in collaborazione con le Istituzioni. I tagli effettuati dall’ex commissario Massimo Scura e soprattutto le fatture non pagate per le prestazioni da oltre due anni non permettono più alla direzione di poter mantenere i cento posti di lavoro. Per i dipendenti questo Natale sarà davvero tragico. Oggi si è svolta una manifestazione di protesta, dinanzi la sede dell’istituto, dove sono accorsi tantissimi reggini che non hanno portato solo la loro solidarietà ma rivendicano il diritto di curarsi in un centro efficiente.

 

«Io sono pronto a lavorare gratis- afferma ai nostri microfoni il direttore sanitario Eduardo lamberti Castronuovo, ma i miei dipendenti hanno delle famiglie da mantenere. Non si può chiedere anche questo; è troppo per la loro dignità». Tutto gira intorno alla sentenza del Tar in cui viene data “ragione” al provvedimento emanato dall’allora commissario straordinario Scura con cui retroattivamente trancia i finanziamenti per le strutture private convenzionate e di fatto ne decreta la loro chiusura. «Non si può accettare che dichiarazioni mendaci dei direttore generali della ASP, accettate in maniere privilegiata e senza istruttoria, per fede pubblica, abbiano provocato il collasso del settore in maniera repentina, illegale e incivile», tuona Lamberti dal palco.  La direzione dell’Istituto ha infatti, presentato un esposto in cui viene messo per iscritto che i documenti presentati dall’azienda sanitaria provinciale riportano dei dati presumibilmente falsi. Dati che andrebbero a minare i rimborsi, e la validità, delle convenzioni sanitarie tra le autorità sanitarie e l’istituto. Lamberti ha annunciato che impugnerà la sentenza del Tar al consiglio di Stato si dice pronto a riaprire ed  interrompere le procedure di licenziamento collettivo, ma per farlo occorre che il Prefetto Michele Di Bari intervenga con un atto di precetto che certifichi di fatto, l’essenzialità pubblica dei servizi emanati dall’istituto.

 

 

«Il Prefetto può aiutare a salvaguardare questi cento posti di lavoro. Non bastano i tavoli tecnici e le parole di solidarietà-chiosa Lamberti- ci vuole un atto che aiuti questa realtà che da 40 anni opera legalmente sul nostro territorio. E non lo si deve solo ai dipendenti, lo si deve alla collettività perché noi operiamo con professionalità da sempre e aiutiamo la gente a curarsi». Sulla vicenda sono intervenute tutte le autorità cittadine. Dal Comune, ai sindacati, alle associazioni e poi anche Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, il quale ha affermato attraverso una nota stampa che «pur conservando il massimo rispetto istituzionale, auspichiamo che si metta in atto un intervento urgente che salvaguardi le strutture private calabresi che operano in ambito sanitario, spesso supplendo alle difficoltà della sanità pubblica locale.

 

A pagare il prezzo più caro sono i cittadini-pazienti e i professionisti che - conclude l’Arcivescovo reggino - si ritroveranno a passare le feste natalizie senza più un'occupazione. Non si può accettare più la perdita di posti di lavoro. Reggio e tutta la Calabria non se lo possono permettere». Oggi alla manifestazione è intervenuto anche il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Pedà il quale oltre alla solidarietà ha affermato che «verrà convocata con urgenza un’apposita seduta della commissione "sanità" per dibattere della questione nei suoi aspetti generali visto che riguarda decine e decine di strutture private, ambulatori e laboratori d’analisi calabresi. Invitando a partecipare anche il nuovo commissario per la Sanità Saverio Cotticelli». Nell’attesa che le Istituzioni locali e regionali operino concretamente per scongiurare la chiusura della struttura, questo Natale sarà davvero duro per la città di Reggio Calabria, privata ancora una volta del diritto alla salute e della garanzia del lavoro.