VIDEO| Una tra le categorie più esposte al contagio, si è trovata disarmata durante tutta l'emergenza. L'appello del dottor Oriente: «Ci consentano almeno di diagnosticare questo male oscuro, dandoci la possibilità di prescrivere il tampone quando necessario»
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Con la riapertura la paura del contagio sembra essere già un brutto ricordo. Ma a riportarci con i piedi per terra, considerando invece la necessità di mantenere alta la guardia e i controlli, è l’oncologo Salvatore Oriente che denuncia come i medici di base non siano oggi in condizione di poter lavorare in modo adeguato per continuare a contrastare il covid.
Tamponi e tempi infiniti
«Noi medici di base ci confrontiamo giornalmente con grossi problemi che attengono alla diagnostica. Ad oggi un medico di base non può prescrivere il famigerato tampone naso faringeo che è senza dubbio il gold standard per scoprire il contagio. Abbiamo, di fatto, un grosso impedimento, e questo nasce sicuramente dalla difficoltà di avere in breve tempo la disponibilità del laboratorio perché sappiamo che sono già in affanno con centinaia di tamponi immagazzinati in attesa di essere analizzati. Anche gli operatori sono pochi e, quindi, non si riesce a smaltire tutto l’arretrato».
Possibili soluzioni
Le soluzioni sembrerebbero scontare. Serve potenziare strutture e personale affinchè tutti i tamponi vengano processati e si possa continuare a farne di nuovi giornalmente senza questi lunghi tempi di attesa. Qualcosa è stato fatto ma per il dottor Oriente non è sufficiente e affidarsi al privato non sembra la soluzione migliore. «Anche il nostro sindacato, la Fimmg tramite il segretario Scotti, è arrivato a considerare che il tampone ormai andrebbe fatto solo a chi manifesta i sintomi di infezione. Non andrebbe fatto a tappeto a tutti».
Ai medici di base niente tampone e Dpi
Ma oltre al danno la beffa, infatti, i medici di base pur essendo una categoria tra le più esposte, diversamente da altre, è stata completamente abbandonata e, ancora oggi, ad emergenza finita per loro niente tamponi. «Per non parlare dei dispositivi di sicurezza che abbiamo dovuto acquistare in autonomia. Tranne qualche iniziativa sporadica del nostro sindacato o della stessa Asl che ci ha fornito solo tre mascherine usa e getta, il nulla. Cose vergognose se considerate che personalmente spendo centinaia di euro tra mascherine, guanti e camici monouso. Ogni giorno li dobbiamo cambiare, inoltre si ha difficoltà a reperirli e quindi li acquistiamo anche a prezzi esorbitanti. Insomma, una vera ingiustizia, ci hanno lasciato soli a proteggerci e proteggere i pazienti».
L’appello
«Quella dei tamponi, però, è una responsabilità diretta dello Stato e delle Regioni. La protezione civile ha fornito oltre 130 mila tamponi e ne sono stati processati meno della metà in Calabria. È ovvio che meno se ne fanno meno casi emergono. Noi medici di base siamo tra le categorie più esposte e pazienza se hanno ignorato le nostre richieste di avere fatto il tampone e le forniture dei Dpi, moriremo anche noi. Ma lo Stato e la Regione almeno ci consentano di diagnosticare questo male oscuro che non possiamo affrontare se non ci danno la possibilità di richiedere in autonomia il tampone quando è necessario. Se abbiamo la possibilità di evidenziare questo male che ci lascino fare».