VIDEO | All'Asp presenti anche i lavoratori non pagati. L'azienda sanitaria provinciale ammette le proprie colpe e prende l'impegno pubblicamente. «Questo problema è prioritario - afferma il direttore sanitario Mesiti- e va subito risolto dopo anni di disattenzione»
Tutti gli articoli di Salute
PHOTO
«Questa situazione deve finire, l’Asp e la regione Calabria devono prendersi le proprie responsabilità». È questo il grido di protesta dei tanti familiari dei pazienti delle strutture psichiatriche che hanno occupato, insieme ad una rappresentanza dei lavoratori, la sede dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. Da dicembre 150 operatori non vengono retribuiti e, se le strutture non verranno accreditate dalla Regione, rischiano di non di finire in mezzo ad una strada così come i duecento degenti tutti gravemente malati. Questa di stamani è la seconda protesta, in pochi giorni. E nonostante la situazione gli operatori stanno continuando a svolgere il servizio di assistenza senza essere retribuiti. Il dipartimento della salute regionale non intende regolarizzare la situazione delle strutture e si trincera dietro l’inchiesta della procura reggina sostenendo che i pagamenti delle prestazioni sono ritenuti “illegali”.
«È una vergogna- ci dice la madre di un degente. I nostri figli non possono essere trattati come bestie. Hanno il diritto di essere assistiti. Se chiudono queste strutture dove andranno? A casa? O chissà dove? Sono malati e hanno bisogno di cure». I parenti dei pazienti, affiancati da rappresentanti sindacali e dalle associazioni, preoccupati a loro volta per le prospettive occupazionali nel settore, temono quindi che il commissariamento dell’Asp, di cui ha preso le redini Massimo Scura la settimana scorsa, faccia venir meno gli accrediti che l'azienda sanitaria destina alle strutture convenzionate, con il conseguente trasferimento dei pazienti fuori dalla regione. Nel mirino della Procura reggina ci sono presunte irregolarità nella gestione delle convenzioni, e per cui ci sono nove indagati, ma non si addebitano responsabilità ai lavoratori che hanno quindi il dovere di essere retribuiti. «Noi familiari paghiamo bei soldi- ci dice la sorella di un paziente- per la precisione io pago 664 euro ogni mese. Questi soldi che fine fanno?, mi chiedo. I lavoratori non vengono pagati, i nostri congiunti rischiano di non essere più assistiti e quindi allora questi soldi che noi versiamo a chi vanno?».
La richiesta delle associazioni
«All’Asp chiediamo la convocazione di un tavolo- ha affermato ai nostri microfoni Immacolata Cassalia, delegata regionale dell’ “unione nazionale delle associazioni per la salute mentale”- di progettazione per discutere di tutte queste criticità. E di farci capire, soprattutto, come vogliono attuare questa revoca provvisoria della chiusura delle strutture». Le associazioni che assistono i familiari quindi, non si arrendono e annunciano, nel contempo, di continuare le proteste.
Le rassicurazioni dall'Asp
È stato il Pasquale Mesiti, direttore sanitario dell’Asp reggina, ad aver ascoltato le istanze dei familiari e dei lavoratori. L’ente di via Diana ha “ammesso” le proprie colpe e si è impegnata pubblicamente. «Le ragioni, sia dei lavoratori che dei familiari, sono ragioni valide- ha dichiarato alla nostra testata Mesiti- ho preso a carico personalmente questa problematica. Siamo ad un punto di svolta. Quella che è stata e si è protratta per anni in una situazione “borderline” adesso deve essere definita e deve essere definita intanto nell’interesse dei nostri assistiti, dei familiari e degli operatori. Scura ha avocato a sé la problematica e questo perché ritiene, e riteniamo, che questo problema è prioritario e va subito risolto dopo anni di disattenzione». Gli occhi sono tutti puntati sull’incontro, in programma venerdì prossimo, al dipartimento della salute a Catanzaro mentre lunedì la terza commissione sanitaria della Regione ha convocato i vertici dell’Asp proprio per discutere in merito al mancato accreditamento delle strutture psichiatriche reggine. «Oggi- ha rassicurato Mesiti- ci sono tutti i presupposti, anche in termini veloci, di concludere questa annosa vicenda. I pazienti non finiranno in mezzo ad una strada. Voglio sottolineare che questi nostri assistiti sono le persone più fragili di tutta l’azienda e quindi abbiamo il dovere morale ed etico di stargli vicino ed accanto».
Leggi anche: Strutture psichiatriche, lavoratori senza stipendi da otto mesi