VIDEO | C'è grande preoccupazione per la paventata chiusura nella provincia di Catanzaro dei presidi sanitari più vicini alla popolazione. Solo nel distretto di Soverato le 17 postazioni attuali si ridurrebbero a 5
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È una delibera scellerata secondo i sindaci del soveratese quella dell’Asp di Catanzaro, la n. 54 del 13 febbraio scorso, che prevede la riorganizzazione delle guardie mediche sul territorio provinciale che da 60 si ridurrebbero a 25. Secondo la paventata riorganizzazione solo nel distretto di Soverato, dove attualmente sono 17 le postazioni attive da Guardavalle a Squillace, ne rimarrebbero solamente 5, ovvero quelle di Badolato, Soverato, Girifalco, Chiaravalle e Squillace. Una situazione inaccettabile per gli amministratori che si sono ritrovati al comune di Soverato.
La preoccupazione dei Comuni
«Ci siamo autoconvocati tra colleghi, cosa che accade spesso nel nostro comprensorio essendoci una buona collaborazione tra sindaci, saltando gli steccati e i campanilismi che hanno soffocato questo territorio in passato – ha affermato il sindaco di Soverato Ernesto Alecci -. C’è una discussione in atto su quella che è la normativa a livello nazionale che prevede una guardia medica ogni 5 mila abitanti. Però è chiaro che ci scontriamo con un territorio che dal punto di vista orografico è abbastanza complesso, un’età media delle persone che si innalza sempre di più, uno spopolamento dei centri storici. Quando si parla di sanità non si può considerare solo l’aspetto ragionieristico – ha proseguito Alecci - e non ci convince il paventato risparmio economico che questa scelta comporterebbe. I locali dove solitamente sono posizionate le postazioni di continuità assistenziale sono di proprietà comunale ed i costi relativi alla gestione ed alla manutenzione per la maggior parte sono a carico dei Comuni. Non si capisce, pertanto, dove si possano intravedere risparmi di alcun genere».
Ricerca di una soluzione condivisa
«Bisogna anche considerare le peculiarità di un territorio e le sue difficoltà. Noi sindaci da qualche anno siamo diventati sempre più le sentinelle dei nostri territori quindi ci vogliamo vedere chiaro: non vogliamo fare una polemica sterile né battaglie di religione e alcune volte bisogna anche capire ciò che l’Asp propone però in questo caso vogliamo che ci si sieda attorno a un tavolo e si collabori tutti insieme per una soluzione condivisa - ha spiegato Alecci -. Perché non è giusto che certe scelte siano fatte solo da una parte con delle ricadute disastrose sui cittadini. Oggi vogliamo innanzitutto fare chiarezza, mettere in ordine le carte e capire qual è il percorso che la normativa prevede. Il Commissario ad acta Saverio Cotticelli e il Dirigente Generale del Dipartimento regionale alla tutela della salute Antonio Belcastro, hanno invitato a sospendere l’esecutività della succitata delibera, ma nulla di concreto si sta delineando. Non è la prima volta che succede questo; ogni tanto, in maniera puntuale e ripetitiva nel tempo, si ripropone la questione della chiusure di alcune postazioni di continuità assistenziale».
Disagi per i piccoli centri
A pagare le conseguenze della delibera dei commissari straordinari dell’Asp di Catanzaro, sarebbero soprattutto i piccoli centri urbani come ha sottolineato il primo cittadino di Santa Caterina sullo Ionio Francesco Severino: «Il nostro comune si estende dal mare alla montagna. La guardia medica si trova nel centro storico di Santa Caterina superiore. Noi stiamo facendo di tutto per valorizzare il borgo e un presidio del genere è molto importante perché fino all’ospedale di Soverato ci sono oltre 30 chilometri». Per il sindaco di Badolato Gerardo Mannello: «Nei nostri centri storici, dove la popolazione è prevalentemente anziana, c’è assolutamente bisogno di questi presidi».
Le azioni da mettere in campo
Dunque i sindaci sono pronti a portare avanti una lotta comune nell’interesse della salute dei cittadini. «Dal mio punto di vista ravviso diversi elementi di illegittimità dell’atto – ha poi evidenziato Giuseppe Papaleo, sindaco di Davoli -. E se la situazione dovesse permanere questa noi potremmo anche pensare, e sicuramente ci penseremo, di impugnare l’atto al Tar». «Noi sindaci non ci fermeremo a degli incontri tra di noi – ha poi concluso Alecci - ma metteremo in campo delle proteste insieme ai cittadini, agli operatori sanitari, per difendere il diritto alla salute dei nostri territori. Non vogliamo dire no a prescindere ma vogliamo capire la riforma che è in atto e dare i nostri suggerimenti per far si che ciò che si va a modificare non abbia una ricaduta negativa sui bisogni della popolazione. Siamo disponibili a trattare tutte le fasi successive con gli organi competenti, visto che non sempre in passato siamo stati investiti in discussioni e in decisioni importanti per la vita amministrativa, sociale e sanitaria delle nostre comunità».
I sindaci impegnati
All’incontro hanno preso pare i sindaci Giuseppe Ussia (Guardavalle), Francesco Severino (Santa Caterina Jonio), Gerardo Mannello (Badolato), Vincenzo Mirarchi (Isca sullo Jonio), Nicola Ramogida (Sant’Andrea dello Jonio), Luigi Aloisio (San Sostene), Giuseppe Papaleo (Davoli), Ernesto Alecci (Soverato), Mario Migliarese (Montepaone), Gregorio Gallello (Gasperina), Alfonso Mercurio (Staletti), Pasquale Muccari (Squillace), Domenico Mazza (Petrizzi), Salvatore Megna (Vallefiorita), Nicola Malta (Olivadi), Roberto Giorla (Palermiti), Luigi Ruggero (Amaroni), Antonio Cristofaro (Girifalco), Fernando Sinopoli (Centrache), Alessandro Teti (Cenadi), Alessandro Doria (San Vito sullo Jonio), Domenico Donato (Chiarvalle C.le), Mario Barbieri (Torre di Ruggero), Danilo Staglianò (Cardinale), Salvatore Sinopoli (Gagliato), Walter Matozzo (Argusto).