L'importante ricerca che ha visto il coinvolgimento di oltre 700 donne pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet
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Uno studio dell’uiversità Magna Grecia di Catanzaro chiarisce uno degli aspetti oggi più dibattuti nella diagnosi e cura del diabete mellito gestazionale che interessa quasi il 15% delle donne incinte (una donna in gravidanza su sei), soprattutto se con familiarità per diabete e una condizione di sovrappeso o franca obesità.
Nella pratica medica, la donna incinta con diabete gestazionale necessita di un attento controllo clinico ed esami periodici per prevenire i rischi connessi al diabete in gravidanza. Se il diabete gestazionale non è adeguatamente diagnosticato e ben controllato, la crescita eccessiva del feto (macrosomia), indotta dall’eccesso di zucchero nel sangue della gravida, può rendere il parto difficile, con il rischio di emorragie post-partum che rappresentano ancora un fattore rilevante di mortalità materna. D’altra parte, la macrosomia fetale indotta dall’elevato tasso di zucchero e di insulina nel sangue durante la gestazione, può essere causa di sofferenza fetale e neonatale, con la necessità di anticipare il parto o di effettuare un taglio cesareo d’urgenza.
In questo ambito, il gruppo di ricerca coordinato dal professore Antonio Brunetti, direttore dell’Unità pperativa Complessa di Endocrinologia presso l’Università “Magna Græcia” di Catanzaro, in collaborazione con il gruppo di Ostetricia e Ginecologia diretto dal Prof. Costantino Di Carlo, e con la Struttura Operativa Complessa di Diabetologia dell’Ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, diretta dal Dott. Luigi Puccio, in una lettera dal titolo “Gestational diabetes and fetal overgrowth: time to rethink screening guidelines” pubblicata sulla prestigiosa rivista The Lancet Diabetes & Endocrinology (www.thelancet.com/diabetes-endocrinology Vol 8 July 2020), propone i risultati di uno studio che ha coinvolto 701 donne incinte sottoposte a screening per diabete gestazionale e a monitoraggio ecografico della crescita e dello sviluppo fetale, secondo le attuali raccomandazioni delle linee guida italiane per la gravidanza fisiologica.
Lo studio, ideato dal dottor Eusebio Chiefari, con il contributo delle dottoresse Paola Quaresima, Federica Visconti e Maria Mirabelli, dimostra che le donne ad alto rischio di diabete gestazionale dovrebbero essere tutte sottoposte a screening mediante test di tolleranza al glucosio tra la 16^ e la 18^ settimana di gravidanza.
Secondo gli autori della ricerca, la diagnosi e la conseguente terapia effettuate in questa epoca precoce sono, infatti, fondamentali per prevenire le complicanze del diabete gestazionale, in particolare la macrosomia fetale. Pertanto, oltre che sottolineare l’importanza dell’adozione di un approccio più rigoroso nella gestione delle pazienti gravide e nella diagnosi di diabete gestazionale, il risultato di questo studio costituisce un preciso riferimento al quale le differenti linee guida internazionali possono uniformarsi. Lo studio, che proseguirà anche nei prossimi mesi, sarà in grado di analizzare in maniera ancora più dettagliata i risultati ottenibili in una delle Regioni che, con il 25% di prevalenza, detiene il primato negativo per numero di donne affette da diabete gestazionale, in linea con le allarmanti percentuali di sovrappeso ed obesità.