L'Italia riceverà più dosi di vaccino del previsto nel secondo trimestre del 2021.
Lo ha detto dice Thierry Breton, il commissario europeo responsabile della fornitura dei vaccini, a Che tempo che fa specificando: «Nel secondo trimestre ci sono 6,5 milioni e mezzo di dosi di vaccino in più per l’Italia tra aprile e giugno, in totale sono 54 milioni di dosi. C’è un’accelerazione, è più di 3 volte rispetto a quello che è stato ricevuto nel primo trimestre».

«Ad agosto dello scorso anno nessuno sapeva come avrebbe funzionato un vaccino. Abbiamo firmato una serie di contratti, abbiamo avuto 106 proposte e ne abbiamo scelte 6: 4 vaccini sono stati già approvati, nei prossimi 3 mesi speriamo di avere anche Sanofi. AstraZeneca avrebbe dovuto consegnare 100 milioni di dosi nel primo trimestre e 180 nel secondo, se avessero rispettato gli impegni, le cose sarebbero andate bene», dice senza sbilanciarsi sul rinnovo del contratto con l'azienda anglosvedese.

Il passaporto vaccinale

Breton è il 'padre' del passaporto vaccinale europeo, che dovrebbe arrivare a giugno. «Perché vogliamo creare questo certificato digitale da metà o fine giugno? Lo facciamo quando ci sarà un aumento delle persone vaccinate, deve essere un numero di significativo. L'obiettivo della Commissione Ue per la fornitura dei vaccini è avere sufficienti vaccini al 15 luglio, in modo tale che più del 70% della popolazione adulta possa aver ricevuto la seconda dose, non solo la prima», dice.

«Con questa soglia, possiamo creare il certificato. Ci sarà lo stato relativo alla vaccinazione o se il soggetto ha gli anticorpi dopo aver avuto il covid. Se la persona non appartiene a nessuna delle due categorie, bisogna sottoporsi ad un test molecolare. Questo certificato sarà volontario e non obbligatorio, però se avremo più del 70% della popolazione vaccinata, sarà molto importante per poter riaprire tutti i luoghi pubblici e ricominciare una vita normale», afferma ancora, evidenziando l'impegno dell'Unione: «L'Ue è il primo fabbricante di vaccino insieme agli Stati Uniti in tutto il mondo. Lavoriamo in sintonia con gli Stati Uniti d'America. Fare vaccini è molto complicato. In 10 mesi abbiamo fatto ciò che si fa solitamente in 3-4 anni. La pandemia non conosce frontiere, noi esportiamo il 40% di dosi di vaccino perchè vogliamo occuparci anche dei paesi circonvicini, perchè è il nostro interesse. L'Europa è questo e noi dobbiamo essere orgogliosi di questo: non è solo uno che deve sobbarcarsi il fardello della storia».