Il cattivo funzionamento di un vetusto impianto di osmosi, necessario per la depurazione delle acque impiegate nel trattamento emodialitico, ed il ritardo nella messa in funzione del nuovo apparecchio, appena acquistato e già installato, stanno creando notevoli disagi ai pazienti dializzati dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza, costretti a lunghe ed estenuanti attese per essere sottoposti al trattamento sostitutivo della funzione renale necessario per la loro vita.

Manca il collaudo del nuovo impianto

Lo denuncia in una nota l'Asit, l'Associazione Sud  Italia Trapiantati. «Nonostante l’impegno profuso dal direttore della Uoc di Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renzo Bonofiglio e dai precedenti vertici dell’Ao di Cosenza - si legge nel comunicato - che, consci dell’importanza del trattamento emodialitico e della anzianità dell’attuale deionizzatore in dotazione alla sezione Emodialisi, hanno provveduto all’espletamento in due mesi della gara per l’approvvigionamento di una nuova apparecchiatura e nonostante il nuovo impianto sia stato già posto in essere dalla ditta aggiudicataria dell’appalto, non si capisce come mai vari intoppi burocratici, ai più incomprensibili, impediscono che il nuovo impianto entri in funzione. A nulla valgono i solleciti del primario di Nefrologia, del personale e dei pazienti. Nonostante l’impianto sia già stato montato, ad oggi non è stato eseguito il collaudo che consentirebbe la messa in funzione dell’impianto di osmosi e la fine dei numerosi disagi per i pazienti. Tutto ciò aggravato dal fatto che i pazienti dialitici che afferiscono presso il presidio ospedaliero dell’Annunziata sono fragili, di età avanzata, spesso allettati e costretti a ore di estenuante attesa nelle giornate più calde dell’anno perché gli venga garantito un trattamento salvavita».

Anche il personale è insufficiente

«Ad aggravare la situazione - prosegue la nota - l’attesa si ripercuote anche sui pazienti che necessitano di trattamenti emodialitici in acuto, esponendo i pazienti ad elevatissimi rischi per la salute ed il personale medico ed infermieristico, già ridotto quest’ultimo a numeri assolutamente insufficienti a garantire i livelli minimi di assistenza, a grave stress lavorativo derivante dalla consapevolezza di dover garantire il trattamento emodialitico a salvaguardia della salute dei propri assistiti e da turni che ripetutamente si prolungano nelle ore pomeridiane e notturne. Ci si domanda allora: chi deve intervenire per risolvere il problema? Dove risiede l’inefficienza del sistema? Perché non entra in funzione il nuovo impianto di osmosi già pronto?»

E se l'impianto si dovesse rompere?

«Si ricorda che le ripetute rotture del vecchio impianto di osmosi possono essere il preludio ad una rottura definitiva - avverte l'Asit -che determinerebbe l’impossibilità di dializzare ben oltre 100 pazienti afferenti al centro che dovrebbero essere allocati presso altre strutture di dialisi che comunque non avrebbero la ricettività per accogliere tutti i pazienti. Si chiede che si faccia una verifica nella filiera delle responsabilità per porre fine ad una situazione che ha del grottesco e che ormai va avanti da mesi».