Il presidente della Società Italiana di Cardiologia chiede al Governo e al Mes che i malati di cuore rientrino nel piano vaccini
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«Chi ha malattie cardiovascolari paga un prezzo più alto all’infezione» a dirlo è il presidente della Società Italiana di Cardiologia (Sic), Ciro Indolfi che chiede al Governo e al Ministro della Salute di realizzare un piano prioritario per le vaccinazioni dei pazienti cardiopatici con scompenso cardiaco, infarto e ictus, pari a circa 1.5 milioni di italiani.
I pazienti con malattie di cuore e vasi hanno un rischio doppio di non sopravvivere al virus in caso di infezione e un contagiato da Covid-19 su cinque va incontro a conseguenze cardiovascolari. Inoltre, secondo un recente studio italiano pubblicato sul Journals of the American College of Cardiology ha dimostrato una mortalità del 50% nei pazienti con trapianto cardiaco affetti da Covid 19 ed è stato riportato sullo European Journal of Heart Failure che i pazienti con scompenso cardiaco hanno una probabilità 5 volte maggiore di morire se sono contagiati dal SARS-COV-2.
Per questo i cardiologi, in occasione dell’81° congresso nazionale digitale della Società Italiana di Cardiologia, chiedono a Conte e al Ministro della Salute Speranza di programmare un piano prioritario di vaccinazione per i pazienti cardiopatici con scompenso cardiaco, infarto o ictus, per un totale di circa 1.5 milioni di italiani che devono avere la priorità vaccinale perché sono una categoria fragile, che rischia di pagare un prezzo molto alto in caso di infezione.
«Il nostro appello va al Governo e al Ministero della Salute perché i dati raccolti dalla Sic, durante la prima e la seconda ondata della pandemia, documentano chiaramente la particolare fragilità dei pazienti cardiovascolari di fronte al Covid-19 – osserva Ciro Indolfi, presidente Sic –. Questo è vero per i malati di tutte le età, non soltanto per i più anziani: il rischio di mortalità è più elevato, per i pazienti cardiovascolari che, per questo, devono essere fra le prime categorie a essere tutelate». Le malattie del sistema circolatorio causano in Italia 224.482 decessi ogni anno, pari al 38,8% del totale dei decessi.
«Servono riforme strutturali e organizzative che consentano di avere personale, letti, ambulatori sufficienti per i pazienti cardiovascolari anche in questo difficile periodo facendo sì che la rete dell’emergenza per tutte le patologie cardiovascolari tempo-dipendenti possa erogare angioplastiche primarie con tempestività scongiurando così morti evitabili», conclude Ciro Indolfi.