Il medico alla guida di anestesia e rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano: «Nella prima ondata i pazienti arrivavano troppo tardi in ospedale, ora arrivano in modo precoce e questo facilita le terapie»
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«Il messaggio è che dobbiamo essere tranquilli, l’Italia sta reagendo in modo positivo». Lo ha detto Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell'ospedale San Raffaele di Milano, ospite di ‘Stasera Italia’ su Rete Quatto. «Il 28 marzo io e il mio fratello professionale, il professor Beretta, una sera disperati ci siano lasciati andare a dire 'ci sarà un ventilatore per noi’. Dopo 40 giorni, non c’erano più pazienti gravi da ricoverare. Perché ora ci troviamo in affanno?», si domanda Zangrillo.
Quindi analizza la situazione sanitaria: «Il sistema sanitario è formato da entità che devono essere coordinate e armonizzate -aggiunge-. Se la gente è terrorizzata, ha un unico punto di riferimento, l’ospedale, e questo è profondamente sbagliato. Alle 18 ho fatto un giro nel reparto Covid: c’erano persone che dialogavano, che parlavano al telefono, che aspettavano la cena. Poi ci sono anche quelli che hanno contratto la malattia in forma grave. Nella prima ondata arrivavano troppo tardi in ospedale, ora arrivano in modo precoce e questo facilita le terapie».