È stato premiato in America nel 2018 come “miglior virologo dell’anno”, tra i candidati al Nobel per la Medicina nel 2015 e considerato “figlio scientifico” di Albert Sabin, il padre del vaccino contro la poliomielite. Stiamo parlando di Giulio Tarro, virologo di fama mondiale che abbiamo raggiunto via Skype nella sua abitazione di Napoli.

 

Professor Tarro, l’ultimo bollettino della Protezione civile parla di oltre 22mila morti in Italia. Come commenta questo dato?

È un dato importante ma non bisogna dimenticare che è in calo, così come il numero dei contagi, nonostante siano in crescita i tamponi, quindi è una buona proporzione. E aumentano anche i guariti e i dimessi. Naturalmente poi l’Istituto superiore della sanità controllerà tutte le cartelle cliniche e dirà effettivamente chi è morto per coronavirus e chi è morto per altro. L’ultimo dato dell’Iss in mio possesso è di 19 decessi per coronavirus su 909.

 

I numeri sono in calo. È corretta, quindi, la gestione del governo sotto questo punto di vista?

Al centro-sud questo sta funzionando. Una situazione forse favorita dal clima e dalla mancanza di focolai importanti come in Lombardia, dove abbiamo avuto un’epidemia in tutti i sensi, addirittura forse da prima di quella cinese.

 

Secondo gli ultimi dati dell’Iss almeno il 10% degli italiani sarebbe venuto in contatto con il virus, quindi circa 6 milioni di persone. Cosa pensa di questo dato?

È una bella cifra che ho letto ancora prima dell’Iss dai dati dell’Imperial college di Londra (Università di ricerca britannica ndr). L’Università di Oxford parla invece del 64% della popolazione, mentre secondo un’inchiesta del Corriere della sera, in Italia eravamo già a 11 milioni di contagiati. Numeri che permetterebbero di allineare il tasso di letalità con quello della Cina.

 

Il viceministro della Salute, Sileri, ha parlato di obbligatorietà del vaccino, una volta pronto. Cosa ne pensa?

Beh, innanzitutto non è pronto, poi non è mai stato fatto, e infine un vaccino del genere non può essere obbligatorio senza i controlli di sicurezza. L’Oms ha parlato di 18 mesi, quindi si potrebbero accorciare i tempi ma si arriverà sempre ad almeno un anno, è impensabile sostenere una tale situazione per tutto questo tempo. Finchè sarà pronto saremo tutti morti di fame perché l’economia sarà sotto terra. Se ci sarà un vaccino valido si utilizzerà.

 

Aspettando il vaccino che cure seguire, quindi?

Abbiamo già una situazione scientificamente approvata del gruppo cinese che ha pubblicato un lavoro riguardante l’utilizzo del plasma dei guariti per curare i soggetti perfino intubati: il risultato è la scomparsa del virus addirittura in 48 ore. È una cosa normalissima che sappiamo da sempre: gli anticorpi risolvono la situazione, non il vaccino. Gli anticorpi sarebbero formati dal vaccino, ma in questo caso ce li abbiamo già grazie ai soggetti guariti. È una terapia che ha il costo di una trasfusione di sangue, che non costa niente, per cui non vorrei che fosse questo il problema.

 

Il mondo scientifico sembra diviso anche sui test sierologici. Qual è la sua idea?

È una situazione elementare: i kit sono disponibili e possono essere utilizzati, ma devono essere affidabili e oltretutto c’è una grossa competizione. Sicuramente sono importanti perché indicano anche se c’è stato un contagio.

 

Finora il Sud Italia è stato meno colpito rispetto al Nord. Tra i fattori che hanno portato a questo risultato ci può essere anche un livello di inquinamento atmosferico inferiore?

Potrebbe essere un aspetto da approfondire, la Pianura Padana ha molte analogie con la provincia di Hubei, dove c’è Wuhan. Ma non le nascondo che anche molte campagne di informazione, pessima informazione, generano stress e possono avere conseguenze sulla psicologia e sul sistema immunitario delle persone.

 

Guardando al futuro più prossimo, che scenario si immagina nei mesi a venire?

Penso alla Calabria che è stata all’avanguardia in questa situazione, ha controllato i rientri dal Nord e si è allineata nel modo migliore alle disposizioni. Quindi presumo che possa sganciarsi da certe inutili normative, anche perché tutti i medici dicono da sempre che il sole, l’aria aperta e il mare fanno bene.

 

Quindi, secondo lei, potremo andare al mare?

Sicuramente non è l’ambiente naturale di questo virus ed è certamente un elemento climatico eccezionale come antivirale.

 

La vita tornerà come prima dopo questo cataclisma?

C’è chi parla addirittura di terza guerra mondiale, abbiamo visto le città deserte, scenari che fanno impressione. Ma bisognerà anche ripartire, anche se sicuramente qualcosa cambierà proprio a livello mondiale.