Dalla struttura provenivano i pasti destinati anche ai degenti dei nosocomi di Vibo Valentia e Tropea. Gli alimenti viaggiavano in ascensori dove transitavano malati, biancheria sporca e addirittura salme
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È stato chiuso, a seguito di un’ispezione congiunta del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Vibo Valentia e del Nucleo anti-sofisticazione (Nas) dei carabinieri di Catanzaro, il centro cottura dell’ospedale di Serra San Bruno, struttura dalla quale provengono i pasti destinati ai degenti degli ospedali di Vibo Valentia, di Tropea, della stessa Serra e della residenza per anziani di Soriano. Il provvedimento è scaturito da alcune denunce formulate, anche a mezzo stampa, da pazienti ed esponenti politici che lamentavano la scarsa qualità dei cibi serviti nei reparti. Nel corso del controllo nel centro cottura di Serra San Bruno, in uso all’azienda Dussmann Service, appaltatrice del servizio, gli ispettori di Asp e Nas hanno riscontrato irregolarità tali da rendere indispensabile il provvedimento di chiusura.
Le carenze evidenziate dai militari
In particolare, agli occhi dei militari e degli emissari dell’azienda sanitaria guidati dal direttore del competente dipartimento Cesare Pasqua, non sono sfuggite alcune carenze strutturali e varie problematiche igienico-sanitarie. Nello specifico è stato riscontrato che la preparazione dei pasti era affidata non a cuochi qualificati ma a generico personale “addetto alla cucina”, che ha tra le sue mansioni anche la pulizia dei locali e delle stoviglie, ma non quella relativa al trattamento e alla manipolazione degli alimenti. Ciò, nonostante l’azienda Dussmann abbia in pianta organica quattro dietisti, otto cuochi e altrettanti aiuto cuochi, dei quali però, secondo quanto riferito a margine dell’ispezione, non vi è stata traccia se non intorno alle 13 quando si è presentato un cuoco. Presente, poi, uno spogliatoio con annesso servizio igienico unico, per uomini e donne, sito nel corridoio del presidio ospedaliero e non nel centro cottura, e all’interno del quale, come se non bastasse, non c’era acqua neppure per lavarsi le mani.
La conservazione degli alimenti
Problematiche non secondarie sono state poi riscontrate in relazione alla conservazione degli alimenti, definita “promiscua”, in quanto, a fronte di una cella frigorifera non funzionante, erano tenuti nella stessa cella carne, pesce, formaggi, verdure e quant’altro, quando le singole tipologie di alimenti dovrebbero essere conservate in scomparti separati. Trovato, ancora, un congelatore a pozzetto del quale non è stato possibile evincere la temperatura di funzionamento in quanto privo di un termometro esterno. Ancora, gli ispettori hanno lamentato l’impossibilità di controllare la pesatura dei pasti in quanto la bilancia risultava guasta. Il fatto però determinante (che ha convinto più di altri le autorità a disporre la chiusura del centro cottura) attiene all’assenza di percorsi adeguati e protetti per il trasferimento degli alimenti dalla cucina ai reparti. Riscontrata la presenza di un montacarichi non funzionante, è stato rilevato come i pasti, che dovrebbero viaggiare attraverso percorsi dedicati, in realtà passavano attraverso un ascensore aperto a tutti gli usi, dove transita, vale a dire, anche biancheria sporca, ammalati, personale addetto alle pulizie, utenti, visitatori, addirittura salme.
In occasione del controllo congiunto sono state schierate sul campo altre due squadre di ispettori, a Vibo e a Tropea. Nel primo caso, i pasti sarebbero arrivati poco prima delle 11 e si è optato per la loro distribuzione per evitare che i degenti rimanessero a digiuno. Nel secondo caso, al contrario, accertato che la temperatura di servizio degli alimenti era difforme rispetto alle prescrizioni di legge, si è deciso di bloccarne la distribuzione. A fronte di una temperatura che dovrebbe attestarsi sui 65°, gli ispettori ne hanno riscontrato una pari a 40°, dunque molto al di sotto della norma. Stesso provvedimento a Serra, dove la distribuzione è stata bloccata nonostante le pietanze fossero già pronte per essere servite. Contestualmente l’azienda Dussmann è stata invitata a trovare una soluzione alternativa, ovvero a servirsi di un centro cottura collettivo (non un ristorante) per ottemperare agli obblighi contrattuali e garantire il servizio ai degenti, ferme restando le sanzioni che la stessa ditta riceveràdirettamente dal Nas di Catanzaro nei prossimi giorni in ordine alle violazioni riscontrate.
Il direttore del Dipartimento prevenzione, Cesare Pasqua, si è detto «addolorato per un provvedimento così forte che inevitabilmente ha causato disagi agli ammalati, ma l’intervento - ha spiegato - ha la sola finalità di salvaguardare la dignità degli ammalati e dei ceti deboli che in prevalenza si servono dei nostri ospedali. Bisogna avere rispetto della dignità degli ammalati - ha tuonato -. La povera gente ha diritto di mangiare come i "signori" e non possiamo tollerare che possa subire simili trattamenti».