Il commissario dei democrat, per arrivare a giocarsi la partita di una candidatura garantita nello scacchiere calabrese, è sceso a patti con i protagonisti delle più spregiudicate pratiche trasversali che hanno condizionato la vita interna del pd catanzarese in passato. La candidatura di Giusi Iemma a segretario provinciale di Catanzaro è la garanzia di un tale patto
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A leggere e raccontare la cronaca politica dello scontro congressuale del Pd calabrese, della guerra per il controllo del partito provinciale di Cosenza, della partita per le elezioni comunali di Catanzaro e per la individuazione del segretario provinciale democrat del capoluogo di regione, senza tener conto dello stato e della deriva correntizia e, soprattutto, delle inquietudini dei capi bastone romani, si rischia una lettura provincialotta o paesana dello scontro in atto alle nostre latitudini.
Bisogna partire da un presupposto: il Pd, Letta e il carrozzone di capi corrente e capi bastone che attualmente reggono gli equilibri interni di quel partito, sono alle prese con il problema dei problemi: trovare spazi per candidature e seggi parlamentari. Le correnti che hanno in mano il destino e la sopravvivenza di Enrico Letta, infatti, hanno fame di potere. I capi e i sotto capi delle correnti battono cassa. L’obiettivo di tutte le aree è quello di soddisfare le proprie ambizioni personali di potere e di carriera.
Da questo punto di vista, considerato la riduzione dei parlamentari, mala tempora currunt. Roma, dunque, è alla ricerca di spazi per collocare carrozzoni pieni di oligarchi legati alle varie cordate dei padroni romani del Pd nazionale che vanno da Guerini a Lotti, da Franceschini ad Orlando, da Provenzano a Boccia, passando per tutti gli altri big legati a aree minori del partito nazionale. La fibrillazione congressuale calabrese, dunque, si inquadra in questa dinamica e risulta molto più accentuata che nel resto del paese, anche perché in Calabria, ci sono molto meno spazi da divedere che altrove. Tuttavia, spazi piccoli o grandi che siano, anche la Calabria dovrà il suo tributo tributo di “sangue e merda” di formichiana memoria per alimentare il partito romano.
La deriva del Pd
Le elezioni, le alleanze, l’affermazione di una buona opposizione, ridare credibilità ad una sinistra calabrese decadente e investita da una deriva morale senza precedenti, evidentemente, non sono nelle priorità del PD nazionale. Enrico Letta, infatti, in maniera pilatesca, ha prorogato la gestione politica del partito calabrese ad un commissario che da tempo ormai sta lavorando ad un solo obiettivo: farsi eleggere in Calabria alla Camera dei deputati. E non sarebbe la prima volta che i commissari vanno via con il cospicuo bottino di un seggio al parlamento. Un partito sano avrebbe dovuto allontanare tempestivamente dalla direzione politica un quadro come Graziano, il quale si è reso responsabile, colpevolmente, di una doppia catastrofe elettorale in poco meno di 24 mesi.
E, invece, niente. Il dirigente campano, inviato in Calabria, è stato lasciato al suo posto, ciò ha permesso a questo ex mastelliano di coltivare l’obiettivo personale di farsi eleggere parlamentare a danno dei democrat calabresi. Sull’altare di questo obiettivo, il commissario, sostenuto e coperto dalla corrente, “Base riformista” di Guerini e Lotti, che in questo momento sembra dettare l’agenda politica allo stesso segretario nazionale, non solo ha dilapidato ogni possibilità di costruire l’unità necessaria per vincere alle regionali, ma sta svendendo il Pd di Catanzaro, ai vecchi quanto ambigui equilibri di potere del capoluogo calabrese.
La candidatura della Iemma e il patto segreto di Graziano
In sostanza, il commissario del Pd, per arrivare a giocarsi la partita di una candidatura garantita nello scacchiere calabrese, è sceso a patti con i protagonisti delle più spregiudicate pratiche trasversali che hanno condizionato la vita interna del pd catanzarese in passato. Da mesi, infatti, Graziano sembra aver ripreso un rapporto privilegiato con un ex politico.
Il quale sembrava che ormai si fosse collocato a destra. A quanto pare, la riapparizione sulla scena politica di Giusi Iemma, sembra che sia riconducibile a questa segreta interlocuzione di Stefano Graziano. Sarà un caso che il commissario che dovrebbe avere la funzione di arbitro nella competizione congressuale è sceso direttamente nell’arena, sponsorizzando apertamente il sostegno alla candidatura della Iemma?
La stessa Iemma che era stata candidata anche alle regionali. In politica niente succede per caso. La Iemma, cardiologa, non è propriamente una novità nel panorama politico catanzarese, già consigliere provinciale dei Ds agli inizi degli anni 90, è sempre stata vicina agli ambienti di questo ex esponente politico. Quale dovrebbe essere il ruolo della Iemma? È ipotizzabile che una volta eletta segretaria, dovrebbe proporre la candidatura del commissario regionale nella lista proporzionale della Camera, possibilmente, in posizione eleggibile.
La strategia di Graziano per la candidatura
D’altronde, il ragionamento del commissario Pd calabrese è molto semplice. Per potere arrivare all’obiettivo, Graziano sa benissimo che deve avere il consenso delle maggiori federazioni provinciali della regione. Ciò per consentire alla direzione nazionale del Pd di assumere la decisione, perlomeno, con il consenso formale dei territori. Nello schema del ragionamento di Graziano, il progetto, non sembra affatto un’impresa impossibile.
La federazione di Cosenza potrebbe essere la prima a dare il via all’operazione. Il Pd della più grande provincia calabrese, infatti, è commissariato. A reggere le sorti dei democrat della provincia bruzia, Francesco Boccia, responsabile nazionale degli enti locali, il quale, nel gioco delle parti, potrebbe tranquillamente sostenere la proposta della candidatura del collega Graziano. Il clima unitario della candidatura di Nicola Irto a segretario ragionale, invece, potrebbe determinare anche il sostegno della federazione di Reggio Calabria. Già con il sostegno di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria, i giochi potrebbero essere fatti.
Tuttavia, anche la federazione provinciale di Vibo Valentia, potrebbe dare il via, considerato che, il commissario Graziano, sostiene come segretario provinciale, l’ex consigliere regionale di Serra San Bruno, Luigi Tassone, il quale viene dato in pole position nella competizione congressuale.
Crotone non è pervenuta, per mesi commissariata, oggi è completamente allo sbando. Lo schema della dinamica politica all’interno del Pd, dunque, al momento si muove dentro le queste coordinate. Il progetto è chiaro, ha una sua linearità, e il commissario regionale lo sta perseguendo anche con una certa abilità.
Qual è il contraltare di un tale disegno? Difficile comprenderlo al momento. In politica, tuttavia, nulla è gratis. Soprattutto i patti di potere. Un progetto del genere sicuramente avrà un prezzo. La strategia per attuarlo non è il frutto di una decisione approssimativa. È stato costruito nel corso di mesi. Tant’è che si intravedono curiosi rapporti organici con alcuni media. Si vocifera da tempo, per esempio, del sostegno finanziario di aree vicine al commissario PD, alla ristrutturazione editoriale di alcune testate.
La nuova mappatura dei collegi calabresi al parlamento dovrebbe prevedere una lista proporzionale alla camera, una lista al senato e 5 collegi uninominali maggioritari. È plausibile che sul tavolo dei compromessi di Graziano e del Pd nazionale, siano state offerte alcune di queste postazioni.
Morti e feriti pronti a soccombere senza combattere?
Un’operazione del genere, tuttavia, lascia sul campo morti e feriti. Difficile immaginare che passi senza un minimo di reazione. Il commissario Pd, ha perseguito cinicamente la sua strategia. La possibilità della vittoria regionale e l’unità del centrosinistra alla regione, è abbastanza evidente che siano state sacrificate perché non era funzionale al progetto.
Sarà un caso che sia stata fatta saltare la candidatura di Nicola Irto alla presidenza della regione, considerato che, comunque, quella scelta, avrebbe cambiato gli equilibri interni del Pd molto prima dell’attuale fase congressuale? Sarà un caso che la neo consigliere regionale, Amalia Bruni, si collochi nel gruppo misto e metta a disposizione di Graziano, quasi nel contesto di una sorta di scambio clientelare, la max struttura di capogruppo del Misto al consiglio regionale?
In politica nulla è frutto del caso. Figuriamoci le dinamiche delle nomine, delle candidature e della distribuzione delle risorse. Se così è, a questo punto, c’è da capire se le vittime sacrificali di questo disegno, intendano soccombere senza combattere.
L’on. Antonio Viscomi, è il deputato uscente della provincia di Catanzaro alla prima legislatura. Il brillante docente dell’università del capoluogo, potrebbe essere una delle vittime illustri della strategia di Stefano Graziano e di Francesco Boccia. A Cosenza sarebbe destinata a soccombere un nome pesante della politica cosentina, la deputata Enza Bruno Bossio, consorte di un personaggio di peso come Nicola Adamo, protagonista di uno scontro quasi fisico con il coordinatore regionale del tesseramento per il congresso Italo Reale.
La stessa area del Pd erede della tradizione di sinistra, per la prima volta, rischia di non essere rappresentata in parlamento. Inoltre, se un tale disegno dovesse prevalere, lo stesso Ernesto Alecci, neo consigliere regionale del PD dell’area centrale, sarebbe destinato all’irrilevanza politica.
Consegnare un seggio parlamentare a un ex mastelliano di Avellino e la segreteria provinciale democrat alla fedelissima di un ex politico del Pd ancora formalmente collocato nel centrodestra, non rappresenterebbe un buon viatico per le ambiziose aspirazioni del giovane Alecci. A ciò si aggiunga, che Stefano Graziano, si è messo di traverso anche rispetto alla partita delle comunali di Catanzaro.
Nel capoluogo catanzarese, infatti, pur essendo più che maturi i tempi per la candidatura del giovane docente universitario Nicola Fiorita, già candidato alle precedenti competizioni nelle quali registrò un ottimo risultato che lo avrebbe visto quasi certamente vincente se non fosse stato per le scelte diverse del Pd. A quanto sembra, Stefano Graziano ne impedisce la designazione utilizzando la vicenda come arma di pressione per far prevalere la Iemma nelle primarie interne per la scelta del segretario.
Di fronte ad uno scenario del genere, le affermazioni di Massimo D’Alema, il quale sosteneva che andato via il (tumore) Renzi, il Pd sarebbe guarito, appaiono veramente risibili. E se fosse il contrario? E cioè che, le patologie malcurate, della sinistra dei D’Alema e company, abbiano prodotto il tumore dalle metastasi incurabili? Ma questa è un'altra storia che riprenderemo la prossima volta.