Benvenuti nel girone dei siberiani condannati a vivere da rettili. Ma come si fa a tornare nel mondo e stare fuori di notte senza sentirsi traditi dal tempo, controllare l'orologio e discernere di vaccini e richiami?
Tutti gli articoli di Innocenti Evasioni
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Troppo riduttivo ripetere (per il milionesimo anno) odio l’estate, abusando ancora di quel testo la cui sublime perfezione resiste ai soprusi di noi parolieri senza verve, rei di sfruttare quelle rime per liquidare il sentimento di avversione all’altrui gioia per la canicola. Quell’insofferenza, a questo giro, nulla o quasi c’entra con l’intollerabile gaiezza dei bagnanti: trascende le questioni terrene e come destinatario ha il sadismo divino che, dopo il cataclisma, infierisce con la seconda dose d’estate senza inverni. Da impazzire!
Tante, enormi, indicibili le ingiustizie inferte dal mostro, ma in questa sede ci limiteremo ad addentrarci nel girone dei siberiani condannati a vivere da rettili. E nulla possono serrature e serrande per schermarci dal fanatismo dei credenti genuflessi alle ampolle del solstizio. Il vero miracolo sarebbe scoprire un antidoto a questo tempo, un siero che ci faccia vivere nell’illusione che sia altro. Come un coniuge tradito che accoglie tra le braccia il fedifrago sentendolo devoto. Dafne che si abbandona a Zeus credendolo pioggia.
Ma come si fa? Come si fa ad accettare la seconda estate senza inverno? Questo tradimento cosmico che ci catapulta nell’Ade senza passare per il purgatorio. Me lo domando, non senza sensi di colpa, da quando la campagna vaccinale puntava i riflettori su lidi e balere. Come si fa a passare dalle ciabatte alle infradito senza attraversare il grande freddo? Quello spazio di civiltà in cui le intemperie tengono a distanza mohicani e pistoleri ed il buio è così buio che solo i gatti neri possono danzare.
Questi buchi nella vita mi disorientano e l’armadio è un labirinto senza punti cardinali. I sandali chiamano ma mi aggrappo agli stivali. Scanso il lino come veleno e sniffo naftalina a pieni polmoni per tornare a respirare. Fissare i cappotti mi rilassa, a volte li accarezzo raccontandomi che presto tutto questo sarà finito. Come il coprifuoco, decaduto ovunque tranne che nella mia testa, prigioniera del jet lag. Si crepa, ma resto sotto il piumone feticcio della vita non vissuta che rifiuto di lasciare andare via così.
Sono un EGM, un essere geneticamente modificato da norme, costrizioni e castrazioni. Ditemi che pure voi non siete pronti al reggaeton! Ditemi che pure voi avete ansia da tintarella e villeggianti! Che all’aperitivo vi sentite strani e all’antipasto già pensate al letto.
Come si fa a tornare a vivere? Ad immergersi nelle folle senza provare disagio. A stare fuori di notte. Ad abbandonarsi al sole e alla luna senza sentirsi traditi dal tempo. A ordinare un altro drink senza controllare l’orologio. Come si fa? A tenere un’intera conversazione senza discernere di vaccini, richiami, ottobre, sierologici, guerre fredde e calde nella tua testa.
Io non ne ho idea. So solo che in un mondo che già sogna California io mi sento super Valle D’Aosta.