La determinazione con la quale Nicola Zingaretti sta sostenendo la candidatura di Pippo Callipo alla Regione Calabria per il centro sinistra ha fatto salire la tensione ai massimi livelli nell’universo abbarbicato alla proposta di ricandidatura di Mario Oliverio. La proposta Callipo è arrivata tra capo e collo soprattutto agli strateghi della soluzione: “Oliverio o morte”. Non è un segreto per nessuno, infatti, che lo stratega di questa linea è Nicola Adamo, potente eminenza grigia della legislatura in corso. E che il nervosismo abbia ormai superato i livelli di guardia, lo si comprende dall’atteggiamento dell’on. Enza Bruno Bossio, consorte dell’ex consigliere regionale e oggi mentore e stratega della teoria della ricandidatura di Oliverio. E, d’altronde, la Bruno Bossio non è nuova a clamorose perdite di testa, dopo aver accusato Nicola Zingaretti di ricevere ordini da Nicola Gratteri, il quale, secondo la strampalata teoria della parlamentare democrat cosentina, sarebbe colui che avrebbe ordinato al segretario nazionale del Pd la messa al bando dell’attuale governatore della Calabria.

 

Ed ecco che poco fa abbiamo intercettato un suo messaggio postato nella chat della direzione nazionale del partito del Nazareno, ciò dopo aver appreso che Zingaretti dovrebbe scendere in Calabria per il fine settimana : «Ho appena saputo che il 6 dicembre il segretario nazionale del Pd, che ha deciso di non venire in Calabria né per le primarie per il congresso nazionale né per le elezioni europee (forse perché preoccupato dalle indagini in cui è coinvolto il presidente della regione?) sarà invece nella mia regione per presentare e sponsorizzare il candidato civico del Pd Pippo Callipo». Scrive la Bruno, Bossio con tonico sarcastico. Il messaggio tuttavia, dal sarcastico passa ad essere rapidamente al vetriolo allorquando mette in guardia il segretario nazionale dal venire in Calabria per sostenere Callipo che secondo la Bruno Bossio, avrebbe un profilo morale che dovrebbe sconsigliare Zingaretti dall’affiancare il cosiddetto Re del tonno. «Vorrei dire al segretario se a questo punto mette la stessa cautela (questa volta sì più che necessaria) che ha riservato agli altri, alla luce dei fatti riportati oggi, ma soprattutto nei mesi scorsi, su alcuni organi di stampa. Fatti, non opinioni che riguardano il rinvio a giudizio per la morte di un operaio della sua azienda e le dichiarazioni di un pentito di mafia sui rapporti con il clan Mancuso di Limbadi».

 

Pablo