Prima le risate e poi le polemiche, ma il format lanciato su Amazon Prime Video resta un effimero gioco da guardare ad altezza drone
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C’è questa legge del contrappasso che Angelo Pintus ha vissuto sulla propria pelle, che ha del comico e del tragico insieme. Durante una puntata di “Lol” (che è l'acronimo di "laughing out loud", in italiano "tante risate"), il format lanciato su Amazon Prime Video, Pintus fa una battuta che poi diventa un tormentone. Ma non è granché quella battuta lì e lui, in fondo, se ne vergogna quasi subito. È una cosa buttata sul momento, anche greve, destinata a spegnersi come mille altre, molto ma molto più buone di quella. Invece no. Tra tante frasi quella sopravvive e dilaga.
Ieri il comico di Colorado lamentava che gli utenti social, invece di manifestare tristezza per le date live del suo spettacolo cancellate dall’emergenza, gli rispondessero replicando la sua battuta da bagno degli uomini. Lui se l’è presa. E parecchio. Così ha infranto la regola principe del commediante, forse l’unica: mai abbassare la maschera in pubblico.
Anche Lillo c'è cascato. Qualcuno ha fatto notare che un paio di gag non erano farina del suo sacco. Lui si è giustificato per davvero, non ha sdrammatizzato con una battuta, non s'è inventato qualcosa, non ha detto, chessò: «So' Lillo» e basta, ha spiegato e anche in modo poco convincente. Peccato.
È un po’ come scoprire un eroe che si sistema le mutande quando nessuno lo vede. Questo non funziona. Se diventa un boomerang di amarezza non funziona. Pintus è uscito dal gioco non quando Lol è finito, ma appena ha scritto al pubblico di piantarla di fare sarcasmo al momento sbagliato. Il risultato è che mentre tutti ridevano ancora più forte lui si è trovato l’unico arrabbiato. Un disastro.
Eppure il format Lol, lanciato da Amazon Prime, anche se ha mietuto, nel day after, molte più vittime nelle file dei comici di un cinepanettone di Neri Parenti, è stato un successo.
La gente allegra fa rumore, e il chiasso fa anche bene quando da un anno ti trovi calato in un buco nero di silenzio rotto dalle sirene di ambulanze. Amazon ha spezzato questo monotono dondolare tra la preoccupazione e il dubbio e ha creato la versione italiana di un format semplicissimo, quasi un’addizione elementare, un due più due che ha fatto quattro… risate.
Che Lol sia un residuo nucleare di altre edizioni internazionali, alla fine conta davvero pochissimo, che Lillo abbia copiato, che gli autori abbiano attinto, che qualche battuta sia ricicciata, è un dibattito senza mordente. L’importante è che funzioni. E nel bene e nel male per il pubblico ha funzionato.
Lo show è un orologio che gira su un principio fondamentale della nostra esistenza: appena il prete attacca la messa, quella “esse” moscia su «tutte le cofe vifibili e invifibili…» diventa improvvisamente la cosa più divertente che tu abbia mai sentito. È una reazione fisiologica. Se sai di non poter ridere perché sei seduto nel banco in prima fila, perché stanno entrando gli avvocati in aula, perché il tipo che è scivolato davanti a te sul marciapiede s'è fatto male, in qualche parte del tuo cervello scatta la “sindrome del contrario”. La risata proibita diventa la cosa più importante del mondo, la più necessaria e impellente.
Quante volte, a scuola, ci siamo sfidati mettendoci l’uno di fronte all’altro e scommettendo una biglia perlata sul primo sorriso. Quindi ecco Lol, una gara banalissima che gioca con il nostro cervello e quello dei comici che, nello sforzo di non fare una cosa che gli dà da vivere, diventano talmente divertenti da suscitare una reazione a catena.
Non c’è da fare chissà che filosofia intorno né bisogna andare a cercare una profondità di pensiero che non c’è, è solo uno show che a guardarlo ad altezza drone scivola via senza impegno.
È l’amico che un giorno che stai lì a lavorare e farti i fatti tuoi, ti manda una vignetta con un gatto che canta Aleandro Baldi che, senza alcun motivo logico, ti fa venire i crampi dal ridere. È così. La risata è uno stato d’animo, fuggevole e momentaneo, gradevole come lo zuccherino sul mattoncino della Big Babol. Finito quello, si butta.