Il rendiconto del 2019 registra un disavanzo da quasi 2,5 milioni da ripianare negli anni successivi. Tutti i dettagli che hanno dato una mazzata alle speranze di rinascita dell’ente
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Per gli enti locali questo è il tempo dei bilanci. Per Vibo Valentia, tecnicamente, è il tempo di approvare un rendiconto di gestione 2019 che non fa altro che allargare il “buco” nei conti di Palazzo Luigi Razza. Perché anche stavolta le finanze dell’ente continuano a registrare numeri da lacrime. Sono troppi e troppo pesanti i fardelli che si porta dietro dagli anni pregressi per essere smaltiti in maniera indolore.
I timori dell’assessore Nardo
Lo ha spiegato chiaramente l’assessore al Bilancio Maria Teresa Nardo, che ieri, convocata dal presidente della commissione Affari generali Nico Console, per fare il punto sul rendiconto 2019, ha detto senza mezzi termini di «non essere tanto fiduciosa sull’ipotesi che la Corte dei conti approvi il nostro Piano di riequilibrio». Un Piano già vagliato dalla Cosfel (l’organo del ministero dell’Interno che si occupa di valutare le finanze degli enti) in maniera positiva, cosa che ha «quasi sorpreso», positivamente, of course, la stessa Nardo: «So bene il lavoro che abbiamo fatto per redigere questo Piano, e quanto sia improntato ai principi di veridicità e correttezza. Però il Piano deve anche essere sostenibile, e le tante poste debitorie emerse, unite alla scarsa capacità di produrre entrate, non è detto che non influiscano negativamente sul giudizio della Corte dei conti».
Il disavanzo di 2,5 milioni
Il rendiconto 2019 si chiude con un disavanzo da ripianare di circa 2,5 milioni di euro, che andrà considerato nei prossimi bilanci di previsione come spesa corrente. Il che significa che quei soldi, anziché essere utilizzati per fornire servizi ai cittadini, serviranno a pagare il “buco”. La Nardo, come un’insegnante davanti a scolari non proprio ferrati in materia, ha spiegato che le cause di questa “sofferenza” sono da ricondurre principalmente a tre fattori: l’eliminazione dei residui attivi, ovvero dei crediti che l’ente vanta, che non sarebbero mai stati incassati per diversi motivi; la sentenza della Corte costituzionale che ha imposto di sottrarre il Fondo anticipazione liquidità (Fal) dal Fondo crediti dubbia esigibilità (Fcde); ed infine, il cambio del calcolo proprio del Fcde, che passa dal metodo semplificato a quello ordinario.
I residui “dimenticati”
È sul caso dei residui che si è accesa la discussione. In buona sostanza, fino ad oggi sono state inserite in bilancio somme che l’ente, in realtà, non avrebbe mai ricevuto poiché «non dovute». Ad esempio quelle per la gestione dell’emergenza sbarchi: dal 2017 il Comune approva bilanci sostenendo di dovere ancora incassare 1,3 milioni di euro. Questa voce in realtà andava cancellata, perché quei fondi erano arrivati ed erano stati utilizzati per l’emergenza. Ma dato che né gli uffici, né i dirigenti, né la parte politica (cosa rimarcata dalla stessa Nardo) si sono mai “accorti”, ci si è portati dietro questo credito fittizio che copriva, in realtà, un altro buco. Discorso analogo su residui nei confronti del ministero della Giustizia, del ministero dei Beni culturali, della Regione Calabria. Il riaccertamento operato «ed improntato alla veridicità» ha determinato quindi, necessariamente, un allargamento del disavanzo.
La mazzata del legislatore
Un altro colpo di clava sul già precario stato dell’ente lo ha riservato la sentenza numero 4 del gennaio 2020 della Corte costituzionale, che ha sancito che il Fondo anticipazioni liquidità non può essere più utilizzato per tamponare l’emorragia rappresentata dal Fondo crediti dubbia esigibilità. Fino ad oggi, infatti, il Fal riusciva a far sembrare meno “spaventoso” il Fcde. Ad oggi non è più così, e questo si traduce, per il Comune di Vibo, in un meno 5 milioni. Infine, è proprio il cambio del metodo per calcolare il Fcde, deciso dal legislatore a partire dal consuntivo 2019, a dare l’ultima mazzata: in questo Fondo finiscono tutte quelle somme che l’ente vanta e che hanno i titoli per essere inserite in bilancio ma che sono oggettivamente di difficile incasso. Ebbene, si è passati dai 16 milioni del 2018 ai 22 milioni del 2019. A ciò ha contribuito anche la volontà dell’amministrazione - sempre per «prudenza contabile e veridicità» - di svalutare alcuni crediti, come l’Imu per gli anni pregressi e le sanzioni del codice della strada, non considerati più, quindi, come residui attivi. Inutile dire che a completare l’opera ci si mette la scarsissima capacità di riscuotere tributi, sia dagli anni precedenti che in quello corrente.
Una (magra) consolazione
A fronte di questo disastro che ha origini lontane, appare come una magra consolazione constatare che in conto competenza, ovvero riferito al solo 2019, il bilancio dell’ente si attesta sui 6,4 milioni a fronte dei 2,2 dell’anno precedente, con un fondo cassa portato a 18,7 milioni rispetto ai 13,4 dell’anno precedente.