È stata nuovamente dichiarata ineleggibile dal Tribunale di Catanzaro la consigliera regionale, Valeria Fedele, eletta alle recenti elezioni nella circoscrizione Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia nella lista di Forza Italia. L'accertamento e la dichiarazione di ineleggibilità era stata avanzata dinnanzi dal Tribunale da Silvia Parente, risultata seconda dei non eletti nella stessa lista. Stesso esito, insomma, del ricorso promosso, con identiche motivazioni, da Antonello Talerico

Assistita dagli avvocati Giacomo Maletta e Antonio Iannone, Silvia Parente aveva dedotto che «l’elevato numero di preferenze (7.962) ottenuto dalla vincitrice che le avevano, pertanto, consentito di essere eletta alla carica di consigliere regionale, era conseguenza di “un’alterazione della par condicio tra candidati e dalla sussistenza di un inquinamento della campagna elettorale”, versando Fedele in una situazione di palese ineleggibilità determinata dalla sua attività di direttore generale della Provincia di Catanzaro» e che «il ruolo apicale e di grande rilevo – svolto dalla resistente fino alla data delle elezioni - aveva permesso alla Fedele di trovarsi “in posizione di potenziale diseguaglianza e preminenza nel concorso della competizione elettorale rispetto a qualsiasi altro cittadino, candidato nella stessa circoscrizione”, consentendo alla stessa di eludere la ratio della norma, ossia impedire che lo svolgimento di determinate attività o funzioni da parte del candidato alle competizioni elettorali regionali, potesse interferire o influenzare la libera scelta di voto degli elettori, ovvero alterare la parità di accesso alla carica elettiva in questione, rispetto agli altri candidati».

La prima sezione civile del Tribunale di Catanzaro ha accolto in toto la linea disponendo in capo alla consigliera regionale la sussistenza della condizione di ineleggibilità e dichiarandone la decadenza. I giudici rilevano che «la ratio della norma in esame va individuata, ancora una volta, nell’esigenza di tutelare la libera determinazione dell’elettore e di garantire la par condicio dei candidati, evitando che il particolare ruolo ricoperto dal soggetto in competizione elettorale possa situarlo in una situazione di indebito vantaggio, determinativa di captatio voti». E il ruolo ricoperto da Valeria Fedelein qualità di dirigente generale della Provincia di Catanzaro rientra tra quelle funzioni «di controllo istituzionale sull’ente di riferimento e di direzione amministrativa ad ampio raggio, da cui derivano l’assunzione di determinazioni relative alla gestione economico-finanziaria intesa in senso lato (ossia, mediante la direzione delle relative risorse strumentali, finanziarie e umane) e da cui dipendono le scelte e la realizzazione dei progetti e degli obiettivi dell’ente».

Inoltre, «concorre all’accoglimento del ricorso la circostanza che la Fedele non ha provveduto – in vista delle competizioni elettorali - ad abbandonare la carica, cessando dalla stessa o collocandosi in aspettativa». È stato rigettato sempre dal Tribunale di Catanzaro il secondo ricorso adito da Silvia Parente nei confronti di Michele Comito: «Siamo convinti che una disamina più completa ci consentirà di capovolgere l'esito in sede di Appello» ha dichiarato l'avvocato Giacomo Maletta.