Il capogruppo dem in Consiglio regionale sottolinea la necessità di misure strutturali per invertire la tendenza allo spopolamento creando «prospettive occupazionali, collegamenti efficienti e accesso agevole ai servizi primari»
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«Le intenzioni sono condivisibili, ma le risorse messe in campo sono esigue, distribuite a pioggia e senza una visione d’insieme che dovrebbe indirizzare verso misure strutturali. Gli incentivi del governo regionale diretti al ripopolamento borghi continuano ad essere gravate dai difetti propri di una politica di corto respiro». È quanto dichiara in una nota il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Mimmo Bevacqua, che così prosegue: «Pensare di riuscire a invertire una pesante tendenza demografica regalando una mancia di 5mila euro è, a dir poco, una pia illusione».
«Le aree interne, in particolare quelle montane, presentano criticità infrastrutturali e nei servizi al cittadino che frenano e impediscono ogni seria ipotesi di inversione di rotta - prosegue -. Un passo ineludibile da compiere, se davvero si vuole provare a risolvere il problema, dovrebbe essere volto a colmare proprio questi divari. Invece il governo nazionale, complice quello regionale, dà il via alle follie dell’autonomia differenziata che rappresentano la pietra tombale per il futuro delle aree interne».
«Un autentico approccio sistemico, inoltre, dovrebbe garantire ai cittadini, da una parte, la tenuta del fragile territorio e, dall’altra, una capacità reddituale tale da rendere possibile la permanenza. Un progetto che tiene insieme questi obiettivi esiste da anni e si chiama “TerraFerma Montagna solidale”. Lo abbiamo a più riprese riproposto in questa legislatura, inviando anche al presidente Occhiuto copia degli atti depositati. Il progetto prevede una legge organica che consenta di prevenire i fenomeni di dissesto idrogeologico e garantire la piena vivibilità delle zone interne e montane, evitandone lo spopolamento costante e progressivo. Non abbiamo mai ricevuto risposta».
«Per essere adeguatamente difese – conclude la nota - le aree interne e la montagna devono essere abitate e questo vuol dire creare prospettive occupazionali, collegamenti efficienti e accesso agevole ai servizi primari. Senza scuole, senza uffici postali, senza i presidi di legalità come le caserme dei carabinieri e senza servizi sanitari minimali ma essenziali nemmeno risorse più importanti incoraggerebbero gli anziani a viverci. Su questi temi ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare perché riteniamo che senza la salvaguardia delle aree interne le prospettive della nostra regione saranno sempre più marginali e fragili. Le risorse ci sono: bisogna avere la volontà politica di indirizzarle verso ciò che davvero serve».