Il consigliere regionale, ospite della trasmissione di LaC Filo Diretto, ha lanciato pesanti accuse nei confronti del capo sospeso della Protezione civile: «Diramate allerte gialle anziché arancioni»
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Non sembra ridimensionarsi il caso Tansi dopo la sospensione e le esternazioni di portata nazionale dell’ormai ex capo della Protezione civile calabrese. La questione si amplia di un nuovo capitolo con importanti particolari. A gettare benzina sul fuoco ci pensa uno dei protagonisti della vicenda: Domenico Tallini, il consigliere regionale di Forza Italia da cui erano partite le segnalazione riguardanti i procedimenti disciplinari nei confronti dello stesso Tansi.
Ospite di Oldani Mesoraca nella trasmissione di LaC, Filo Diretto, Tallini ha puntato l’indice sulla cattiva gestione delle allerte meteo da parte della Prociv, con particolare riferimento alle tragedie del Raganello, in cui morirono dieci persone, e di San Pietro Lametino, che costò la vita a una madre e ai suoi due figli: «Mi sono permesso di segnalare – ha spiegato Tallini -, sulla scorta di notizie fornite da addetti ai lavori, che nell’ambito delle tragedie del Raganello e di San Pietro Lametino le allerte meteo non hanno funzionato o hanno funzionato male, perché erano “gialle” anziché “arancioni”. Se avessero avvisato per come dovuto probabilmente non ci sarebbero state queste tragedie. E spero che questa trasmissione possa essere anche elemento di indagine».
Non una questione legata solo all’uso dei social, quindi, dietro i clamorosi provvedimenti nei confronti del geologo, ma una responsabilità che, secondo il consigliere, porterebbe il peso di conseguenza fatali.
Tallini è poi tornato sulle accuse mosse nei suoi confronti «di essere mafioso» e di «voler ripristinare le vecchie logiche della Protezione civile», rincarando la dose nel giudizio sul responsabile sospeso: «Tutto questo solo perché ho messo in discussione l’opera di uno come Tansi che deve vincere i bandi anche senza averne i requisiti».
Nel proseguo della trasmissione, il vice coordinatore di Forza Italia ha poi spiegato le logiche legate alla scelta di Mario Occhiuto come candidato del centrodestra alle prossime Regionali: «Occhiuto e Abramo sono gli unici che possono rappresentare un punto di svolta. Abbiamo discusso e deciso di puntare sul sindaco di Cosenza perché in questo momento, per quello che ha fatto nella sua città, ha un maggiore peso sull’opinione pubblica. Anche Abramo ha fatto cose ottime in passato, ma un po’ datate». E sulla corrente interna guidata da Piero Aiello, Baldo Esposito e i fratelli Gentile non usa metafore: «Dopo le elezioni del 4 marzo si sono attardati in un distinguo. La porta del partito è aperta, ma loro rappresentano un’altra Forza Italia».