Sibaritide, una terra di mezzo che deve diventare luogo di rinascita

Il 2018 è stato l’anno delle sfide, dei cambiamenti amministrativi e sociali. In un territorio in bilico tra speranze e sogni mai realizzati, nascono prospettive intorno alla nuova Corigliano-Rossano

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di Marco  Lefosse
30 dicembre 2018
12:34
Corigliano-Rossano
Corigliano-Rossano

Un’antica leggenda narra che gli indiani nativi d’America del popolo Sioux solevano ogni sera al tramonto sedersi sulla cresta dell’orizzonte, in alto sulle praterie, difronte al sole che calava. E guardandosi indietro vedevano, alle loro spalle, la luce rossa illuminare i propri passi mentre le piume sui loro copricapi erano proiettate verso il domani. Era per loro, per i Sioux la cerimonia del trapasso tra conoscenza e saggezza. Una terra di mezzo tra passato e futuro.

La Sibaritide, terra di mezzo

Scrivo da un territorio, la Sibaritide, che è da sempre una terra di mezzo. Una terra della Calabria ma lontana e diversa dal resto della Calabria. Una terra di mezzo tra prospettive e sogni mai realizzati. Una terra di mezzo per culture e tradizioni dove si incrociano e si intrecciano dialetti, usanze e miti delle identità campane, apulolucane, arbereshe e calabresi. Un terra di mezzo, ahimè, per la criminalità che da queste parti ha subito ogni tipo di influenza dalla Camorra alla ‘Ndrangheta alla Sacra Corona unita.


I cambiamenti e le prospettive 

Oggi però ci sentiamo più terra di mezzo tra le sfide perse del passato e quelle che ci attendono per il prossimo futuro. Il 2018 per la Sibaritide è stato un anno di notevoli cambiamenti sociali, di nuove sperimentazioni istituzionali che attendono di essere realizzate nel nuovo anno. Su tutte c’è da vedere il concretizzarsi  delle prospettive della “nuova” Corigliano-Rossano. Nella prossima primavera si terranno le consultazioni popolari per eleggere il primo governo civico della terza città della Calabria. Probabilmente sarà l’appuntamento più delicato della storia democratica di questo territorio dal tempo dei coloni di Pericle. Una mossa, una mossa soltanto che i cittadini della polis sibarita del terzo millennio non potranno e non dovranno sbagliare per consegnare al municipio una classe dirigente capace di mettere in cammino questo grande elefante: che può essere da traino per tutta l’area ionica o implodere su gambe fragili e sancire il definitivo declino della Calabria del Nord Est.

La sfida della nuova classe dirigente

In questi mesi le telecamere de LaC News 24 hanno raccontato tantissime storie di quest’altra Calabria, quella della Sibaritide. Hanno ripreso tante questioni, tanti fatti, tantissime vertenze e tutte con l’unico comun denominatore dell’incompiutezza. Questa, infatti, è anche una terra di mezzo perché si vive a metà tra quello che si dovrebbe avere e non si ha. Servizi e diritti negati o sottratti. Ed è qui, allora, la vera sfida della classe dirigente che sarà chiamata dal Popolo a governare Corigliano-Rossano ed i processi del suo vasto territorio. Ed è qui che non si può sbagliare. Ecco allora che servono amministratori concreti che sappiano non solo affrontare il contingente e le emergenze urbane, che pur ci sono e sono tante, ma soprattutto che sappiano programmare. Che sappiano intercettare i giusti canali per tutte le nuove progettualità che dovranno aiutare la nuova città a svilupparsi. Che sappiano andare subito al dunque. Che sappiano essere onesti e incorruttibili. Ed è proprio il caso di dire, questa volta, che se (finalmente) parte Corigliano-Rossano ne gioveranno tutti i paesi ed i centri della Sibaritide. Già perché questa terra di mezzo ha sempre peccato di campanilismo e poco cameratismo territoriale. Che deve essere ritrovato a tutti i costi per alzare quella cortina difensiva contro scippi e clamorose debacle che in passato hanno visto lo Jonio cosentino soccombere clamorosamente rispetto ad altre realtà meno strategiche.

Le prossime elezioni

È inutile negare che siamo un territorio con una sessualità politica impotente: mobilità, giustizia, sanità, rifiuti sono solo alcuni piccolissimi ed eclatanti esempi di “sottrazione” in un sistema incapace di reagire nelle sedi istituzionali. Ecco, allora, perché scegliere donne e uomini giusti che, almeno in questa fase amministrativa primordiale, siano un po’ meno ateniesi ed un po’ più spartani. Che sappiano badare di più al sodo e alla concretezza e siano meno parolai. Certo, non abbiamo bisogno di uomini soli al comando o caricature dittatoriali (ne abbiamo avuto a iosa in passato senza concludere granché!) ma nemmeno di sprovveduti populisti che negli anni hanno costruito figure politiche, quasi mitologiche, facendo leva solo sulle paure e sulla sfiducia della gente.

Le elezioni comunali di primavera per Corigliano-Rossano saranno un vero esame di maturità. E oggi siamo tutti seduti come quegli indiani Sioux sulla cresta dell’orizzonte ad ammirare un sole che tramonta sulle nostre esperienze. Facciamone tesoro per costruire con coraggio un futuro di riscatto e rinascita.

Buon 2019 a tutti.      

 

Giornalista
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