Il prof ha avuto la meglio nell'assemblea del Pd che non poteva decidere diversamente, ma la presenza e soprattutto le parole di Valerio Donato nel corso della stessa riunione svoltasi ieri potrebbero creare i presupposti per qualche sorpresa inaspettata
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Niente urne, niente votazione e soprattutto niente seconda consultazione degli iscritti programmata, e oltretutto annunciata, per oggi pomeriggio nella sede di via San Nicola, su Corso Mazzini, dopo quella svolta ieri nei locali del Dopolavoro ferroviario di Lido.
Questa la fredda cronaca dell’assemblea del Pd che forse, nelle attese di molti, doveva servire per legittimare in modo formale una decisione in realtà già presa da tempo in casa Democrat o meglio da una parte autorevole della struttura partitica catanzarese, con l’investitura di Nicola Fiorita alla carica di aspirante sindaco dello schieramento guidato proprio dal Pd. Un candidato che, pur ormai divenuto il rappresentante del partito di Enrico Letta alle prossime Amministrative di primavera, è in verità il leader di Cambiavento.
E proprio a questa “qualifica”, da cui deriva la dote di migliaia di voti, devono aver pensato i dirigenti Dem che l’hanno incoronato consci di come la sigla Nuovo Centrosinistra sia una trovata di marketing politico e non certo un contenitore capace di ottenere un consenso sufficiente per spuntarla alle elezioni. Partiti(ni) e forze che lo compongono, Pd a parte, da soli sembrano infatti poca cosa in vista dell’appuntamento elettorale. E su tale consapevolezza hanno appunto fatto leva i tanti fioritiani, compresi i fans dell’ultima ora che fino a poco tempo fa pure lo attaccavano in modo frontale e adesso invece machiavellicamente lo esaltano.
Ma in politica, in particolare in quella attuale, è noto come i sentimenti (leggasi gli interessi) vengano di gran lunga prima dei risentimenti (le idee e i proponimenti). Ecco allora che, in barba a ogni ragionamento (peraltro umoristico alle orecchie di gente esperta a cui non sfugge l’effettivo valore dell’altissima posta, anche economica, in gioco) del tipo: «Noi non vogliamo vincere, ma rinnovare tutto!», è saltata fuori l’ipotesi del prof. Poi blindata con un accordo elettorale alle Regionali nella fattispecie pro Ernesto Alecci. Il resto? Solo una logica conseguenza. Che, diciamolo pure, non è di sicuro uno sbocco negativo, anche e soprattutto per l’indubbio valore della figura designata. Persona di grande levatura e cultura, di fronte a cui nessuno può affermare il contrario senza tema di una smentita immediata. Ma anche persona che, per abitudine, pur di centrare l’obiettivo prefissatosi, non bada troppo ai compagni di viaggio.
Anzi, tutt’altro. E ne è del resto plastica dimostrazione quanto da lui fatto sul piano politico durante il mandato di membro del civico consesso iniziato nel 2017 ed espletato fino alle dimissioni per l’inchiesta Gettonopoli da cui è stato - è bene ricordarlo - abbastanza rapidamente prosciolto. Il riferimento è allo stretto rapporto instaurato con il movimento Fare per Catanzaro e in particolare con il fondatore e maggiore esponente Sergio Costanzo che più d’uno fra i numerosissimi aficionados del prof più duri e puri aveva mal digerito, considerando Costanzo estraneo alla “filosofia” di Cambiavento.
Comunque sia, con un Pd locale a breve alle prese con i congressi e un commissario regionale, Stefano Graziano, che ha già la valigia in mano come anche - per fine incarico - il segretario cittadino, Salvatore Passafaro, le cose non possono non restare così. A nulla quindi, se non a una possibile “scissione interna” in salsa catanzarese, può essere servita la netta posizione assunta ieri in assemblea da un collega di Fiorita, Valerio Donato, che ha negato di aver rifiutato di scendere in campo e viceversa detto di volersi misurare da esponente Dem, pur registrando dodici interventi pro Fiorita contro i nove per lui.
Ribadiamo, però, che il dado è ormai tratto e al vertice romano del partito così come alla futura dirigenza calabrese eletta sarà espressa tale versione: «Solo Fiorita ci può garantire l’unità della coalizione». E vero o falso che sia, tocca ora a chi ha subìto l’operazione descritta dimostrare il contrario o bere l’amaro calice e schierarsi con il prescelto.