Weekend caldissimo nel capoluogo in ambito politico sui mezzi di informazione, e anche sugli immancabili social, in cui l'atmosfera si va sempre più surriscaldando pure di fronte a un banale commento a un post o viceversa alla notizia che la stessa opinione è stata stigmatizzata dalla “controparte”. Un botta e risposta continuo, insomma, come quelli al vetriolo fra Nicola Fiorita e Valerio Donato e tra Mimmo Tallini e Wanda Ferro dei giorni scorsi. Due vicende che in questa campagna elettorale di fuoco per le Comunali di fine primavera sono intrecciate, come ovvio.

E il motivo è evidente: a Donato non sono andate giù le accuse fioritiane di trasformismo formulate nei suoi confronti dopo la formale adesione alla sua proposta di governo del territorio di Forza e sopratutto Lega, anche nella componente localistica per così definirla. Vale a dire il movimento civico Alleanza per Catanzaro, che pur non essendo un soggetto politico rientrante nella sfera del Carroccio si richiama apertamente alle posizioni del presidente del consiglio regionale leghista Filippo Mancuso.

Clima in ebollizione, dunque, alla vigilia della fase più intensa di propaganda in cui i candidati cominciano a impugnare le sciabole dopo essersi punzecchiati solo a colpi di fioretto. E del resto non poteva essere altrimenti, considerato come il prof Donato sia ormai alla testa di una compagine davvero molto larga che quindi sogna in grande. Di spuntarla addirittura al primo turno, in sostanza, proprio ai danni del collega docente universitario Fiorita che gode dell'appoggio del centrosinistra tradizionale con accanto l'M5S.

È appunto questo il fattore che determina l'intreccio della querelle tra i due professori con quella, appena apertasi, fra la deputata Ferro e l'ex maggiorente forzista Tallini. Perché se davvero anche Fdi dovesse entrare nel “gruppo compatto” a sostegno della già strutturatissima squadra donatiana, allora si potrà compiutamente affermare che il centrodestra cvatanzarese sta di nuovo più o meno tutto dalla stessa parte, malgrado la recente frammentazione dovuta a tanti virulenti scontri personali fra big, ma non in forma autonoma com'è invece finora sempre accaduto. Poco male, una simile situazione, per la maggior parte dei leader locali dello schieramento che per anni ha condiviso e favorito l'azione amministrativa di Sergio Abramo al vertice di Palazzo De Nobili, ma non pure per Tallini evidentemente. Che non l'ha presa affatto bene, non tollerando l'attuale stato delle cose.

In particolare dopo la “burroscosa” uscita dal partito del Cav che lo ha ancora di più spinto a non mandarle a dire e a parlare quindi fuori dai denti. Mentre prima le sue dichiarazioni erano meno frequenti e di sicuro meno urticanti, pur contenendo messaggi al solito chiari indirizzati agli ormai ex alleati. Ma non ora, avendo mirato la Ferro a cui ha peraltro imputato di non aver fatto un lavoro incisivo e proficuo per portare il nome di un papabile sindaco al tavolo del centrodestra (iniziativa che in base ai pregressi accordi nazionali spettava proprio ai meloniani). Un atteggiamento che, almeno ad avviso talliniano, ha contribuito a irrobustire il fronte pro Donato. Ma la battaglia delle critiche e degli attacchi reciproci è solo iniziata, considerato come alla luce del clima teso che si registra sui Tre Colli è fin troppo facile prevedere una lotta senza quartiere a suon di comunicati stampa e giornaliere campagne denigratorie facebookiane.